23 Gennaio 2014
Dare ruolo e centralità agli insegnanti e alle scuole
Formazione iniziale e reclutamento non siano disgiunti
Nella fase transitoria garantire il precariato
Una buona scuola dipende principalmente dagli insegnanti, dalla loro professionalità e dal loro impegno. I governi devono garantire l’aggiornamento professionale, la formazione continua, un quadro certo che preveda contestualmente formazione iniziale e assunzioni.
Va rafforzata la professionalità e vanno riconosciuti status e funzione sociale.
Attualmente il sistema è fuori controllo: tanti interessi apparentemente contrapposti, di abilitati, abilitandi, specializzati e specializzandi, vincitori di concorso ecc. a vario titolo inseriti in graduatorie ed elenchi che molto complicano le aspettative e le possibili soluzioni ai problemi.
Nell’ immediato occorre orientare l’azione politica verso un meccanismo che preveda un totale cambiamento ed una fase transitoria di assorbimento del consistente precariato, aumentato a causa di scelte spesso confuse.
Il reclutamento deve valorizzare la specificità dell’esperienza scolastica con modelli che favoriscano il raccordo tra azione didattica e professionale, fondata sulla stabilità di organici funzionali e pluriennali, che diano continuità al servizio ed al progetto, cui devono corrispondere contratti a tempo indeterminato o, comunque, pluriennali.
Va mantenuto il meccanismo del reclutamento avviato dalla legge 124/1999, con cui l’accesso ai posti è suddiviso in parti uguali tra chi proviene dalle graduatorie ad esaurimento e dal concorso.
Va individuato un nuovo rapporto tra formazione iniziale e reclutamento secondo tempi e modalità di immediata corrispondenza tra le due fasi. Vanno evitati i meccanismi che spostano impropriamente i costi a carico dei precari e dei giovani aspiranti insegnanti (già laureati) a vantaggio delle università.
Il legame tra formazione iniziale e reclutamento si rafforza riconoscendo il ruolo delle reti di scuole, consentendo un uso flessibile delle risorse.
La scuola è sede di elaborazione didattica e di ricerca educativa, quindi deve essere anche contesto formativo per i suoi operatori, a partire dalla formazione iniziale.
Un provvedimento per modernizzare il sistema
E’ forte l’esigenza di un provvedimento normativo che cambi sistema. Occorre prevedere una fase concorsuale unica, abilitante e per le assunzioni. Con l’attuale sistema un giovane laureato per accedere all’insegnamento deve superare una selezione che consente l’ammissione ad un percorso abilitante a pagamento (circa tremila euro) gestito dalle università, che grava finanziariamente sulle famiglie, superato ciò deve partecipare ad un altro concorso per essere assunto. Deve poi applicarsi in un anno di formazione ulteriore per la conferma in ruolo. Tranne l’ultima, le diverse fasi del percorso sono condotte fuori dalla verifica e dalla esperienza scolastica.
Noi proponiamo un sistema più semplice.
Concorso ed abilitazione in un’unica fase con modello di accesso simile a quello della magistratura. La verifica, con attività di tutoraggio, va condotta a cura delle scuole, da parte degli insegnanti, per la durata di due anni.
Fase transitoria
Nella fase transitoria va garantito il precariato attraverso le attuali graduatorie ad esaurimento e riserva per le assunzioni per i nuovi abilitati, TFA e PAS, con uguale valore delle abilitazioni.
Va evitato il protrarsi di una situazione che vede i docenti precari impegnati in una corsa all’ultimo punto per salire in graduatoria.
Una sorta di tassa sul precariato che i precari debbono pagare per frequentare corsi costosi, non sempre di qualità, la cui finalità è dare punti senza garantire un posto di lavoro.