Una scuola che viaggia ad una velocità ridotta, cercando equilibri che possono essere trovati solo attraverso decisioni politiche – osserva il segretario generale della Uil Scuola Pino Turi, a seguito delle indiscrezioni sul cosiddetto Piano estivo.
Il punto non è quello della definizione delle attività di luglio-agosto – aggiunge Turi – che hanno una forte connotazione socioassistenziale. Vorremmo che si parlasse della scuola di questo Paese.
Siamo alla vigilia di un grande impegno progettuale del Paese e di scuola si parla per segmenti – in funzione del rafforzamento dell’impegno lavorativo delle donne, in relazione alle nuove tecnologie o agli sbocchi professionali – ma della natura stessa della scuola non se ne parla e la si infila come un francobollo in una lettera per il futuro tutta tecnocratica e poco affettuosa.
Abbiamo un corpo docente dove un insegnante su quattro è precario, aule troppo piccole per garantire la sicurezza e la qualità della didattica, concorsi che hanno mostrato tutta la loro inefficacia nel reclutamento tra ritardi, errori, contenzioso e si continua a lavorare per ‘pezzi di scuola’.
La costruzione di un ponte tra due anni scolastici può anche andare bene ma evitiamo le commistioni e le pastoie narrative. Distinguiamo gli aspetti socioassistenziali da quelli prettamente didattici che si riferiscono al fare scuola in senso formale. In quest’ultimo caso già ci sono le procedure e mancherebbero solo i finanziamenti relativi al recupero degli apprendimenti che non sono delegabili ad altre istanze che bene svolgono attività complementari, musica arte sport.
Il ministro ha garantito la disponibilità ad un anno costituente per la scuola, può anche partire da un ponte, ma le due sponde devono essere in grado di potere sostenere del transito. Una di queste, quella di settembre è rimasta nelle nebbie delle decisioni politiche.
E’ difficile pensare che con oltre 200mila precari si possa fare scuola anche il prossimo anno scolastico.
L’eccezionalità del momento richiede massima attenzione ma offre anche grandi opportunità: il lavoro delle persone, la stabilità del loro lavoro è il punto che ci sta più a cuore – aggiunge Turi – siamo pronti al confronto e a soluzioni condivise. Investire 500 milioni su attività che possono dare aiuto alle famiglie e compensare il vuoto di socialità, non deve, a nostro parere, surrogare l’istituzione scolastica confondendola con altre attività.
Non possiamo pensare di iniziare un altro anno scolastico con le stesse classi numeri, con le stesse inadeguatezze strutturali, con le stesse incongruenze amministrative di questo che si sta appena concludendo. La scuola non sopporterebbe in nessun modo il bis.
Il Piano estivo è solo una pagina di un libro molto più grande da leggere. Il PNRR è il contesto a cui vogliamo guardare, anche se è il caso di considerare che senza la condivisione e coinvolgimento delle persone diventerà l’ennesima scommessa per rinnovare il paese, ma nella tradizione di ciò che si è fatto e che va considerato. Vogliamo lavorare considerando la scuola come un insieme, una comunità che ha fondamenta nei valori della costituzione che nessuna tecnocrazia ha il diritto di disapplicare.
Serve un progetto culturale e non tanti pezzetti che si incollano a piacere, come un francobollo.