Su sollecitazione della Uil, l’Aran programma una sessione sulla gestione della disabilità nella scuola . In allegato il report. On line sul sito: https://uilscuola.it/ordinamento-professionale-ata-2/
Antonello Lacchei UIL Scuola Segreteria Nazionale 00179 Roma
Stop all’organico Covid: calcoli errati, risorse che non bastano e i contratti si bloccano Turi: sottovalutazione delle condizioni reali e autoreferenzialità stanno spostando sulle scuole ogni responsabilità. Va riconosciuta la professionalità del personale chiamato, garantita la sicurezza e le risorse previste e promesse. Alcuni Uffici scolastici Regionali (Toscana, Abruzzo, Friuli, Molise) con note scritte hanno fermato l’operazione di utilizzo dell’organico Covid. Il motivo dello stop sarebbe da ricondurre ad errori e omissioni nel calcolo dei fabbisogni in relazione alle 70 mila supplenze annunciate, realizzabili con i fondi stanziati. Cifre insufficienti e previsioni di spesa sbagliate – osserva il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – perché per attivare l’organico Covid occorrono risorse economiche che vanno trasformate concretamente in contratti di lavoro temporaneo. Errori grossolani, come ad esempio l’aver calcolato le somme da assegnare prevedendo 3 mesi di assunzione, da settembre a dicembre, per cui non è stato coperto tutto il periodo dal 14 settembre al 31 dicembre. Nelle previsioni manca la copertura di eventuali sostituzioni per lunghi periodi come maternità e congedi parentali, in quanto il budget assegnato per le sostituzioni è molto limitato e non consente sforamenti. E ancora, per dare misura dell’inadeguatezza delle cifre, nei contratti non è previsto il pagamento dell’assegno nucleo familiare. Voce dello stipendio che per un collaboratore scolastico con due figli e moglie a carico incide per 253.00 euro mensili. Lapalissiano, non occorreva l’esperto contabile e la task force pagata profumatamente, capeggiata dalla Ministra: tace.
(AGI) – Roma, 22 ott. – “Nelle cronache di oggi c’e’ anche il racconto di una insegnante di matematica da cinque anni, residente a Pantelleria, che ha dovuto rinunciare al concorso straordinario per le difficolta’ connesse ai collegamenti legati al viaggio per raggiungere la sede d’esame in Campania.Ci sembra inaccettabile che – per ragioni contingenti – non sia stata messa in condizione di svolgere un concorso per consolidare il proprio status giuridico. Il danno lo riceve la collettivita’, gli studenti”. E’ quanto ha dichiarato all’AGI il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, a commento della prima giornata del maxi concorso nella scuola per il reclutamento di 32mila insegnanti nella secondaria di primo e secondo grado. “Cinque anni – ha sottolineato Turi – in cui l’esperienza ha forgiato un docente sono un valore aggiunto che questo tipo di concorso non puo’ accertare. La situazione pandemica butta a mare l’esperienza professionale di quella che, invece, dovrebbe essere la docente che il sistema dovrebbe ricercare. Il concorso non e’ un fine ma un mezzo e va calibrato sugli obiettivi”.“Nella nostra proposta – ha proseguito il segretario generale della Uil – quella messa a punto nei mesi passati, condivisa da due governi e due ministri dell’istruzione, avevamo immaginato un concorso per
SEGRETERIE REGIONALI SICILIA “Il concorso deve essere sospeso e riprogrammato nelle province di appartenenza. A tutela della salute dei siciliani, chiediamo un intervento delle istituzioni”. Le prove concorsuali previste dal 22 ottobre al 16 novembre potrebbero alimentare la diffusione del virus COVID – 19. Per il concorso straordinario, migliaia di docenti precari si sposteranno da una regione all’altra. Il Ministero della Pubblica istruzione ha previsto lo svolgimento delle prove con la formula delle aggregazioni territoriali, criterio basato solo sui posti messi a bando e non sul reale numero dei partecipanti. E così, sulla base dei numeri forniti dal Ministero, 1.111 docenti siciliani saranno costretti a spostarsi per raggiungere altre regioni. Allo stesso modo, 1.316 candidati provenienti da altre regioni entreranno in Sicilia e 2.547 candidati siciliani, pur restando nell’isola, raggiungeranno la sede del concorso in altre province. Tra l’altro, registriamo con stupore la presa di posizione della Ministra Azzolina che, in un’intervista, ha annunciato il divieto di proroga della prova per i docenti posti in quarantena alla data del concorso. Un’affermazione che il nostro sindacato ritiene pericolosa, perché qualche candidato disperato potrebbe violare la misura restrittiva. Le OO.SS. visto l’evolversi della situazione ritengono opportuno il rinvio del concorso, da effettuare in una fase meno acuta.
Al Presidente della Regione Sicilia All’Assessore alla Sanità Della Regione Sicilia Al Direttore Regionale USR Sicilia CGIL Sicilia CISL Sicilia UIL Sicilia
Oggetto: zona rossa comuni della Sicilia Gentilissimo, Onorevole Musumeci, con Ordinanza contingibile e urgente n. 46 del 16 ottobre 2020 la S.V. ha istituto ulteriori misure di prevenzione all’interno del comune di Sambuca di Sicilia, dalla stessa si evince che le deroghe al divieto di entrata ed uscita sono esclusivamente le seguenti: “E’ consentito, in deroga al superiore comma 1, esclusivamente il transito, in ingresso ed in uscita, dal territorio comunale per l’ingresso e l’uscita di prodotti alimentari, di prodotti sanitari e di beni e/o servizi essenziali. Inoltre, è consentito il transito, in entrata ed in uscita, dei residenti o domiciliati (anche di fatto) nei Comuni interessati, esclusivamente per garantire le attività necessarie per la cura e l’allevamento degli animali, nonché per le attività imprenditoriali non differibili in quanto connesse al ciclo biologico di piante, purché condotti a titolo individuale”; mentre al comma 1 lettera si regola il movimento all’interno del comune e si deroga per le “….indifferibili esigenze lavorative..” per gli spostamenti all’interno del comune.
Il TAR respinge il ricorso presentato al fine di ottenere il rinvio delle prove di esame del concorso straordinario.
Nella motivazione il Presidente della 3 sez. Bis del Tar Lazio di Roma ritiene che non sussistono i presupposti atteso che il calendario della prove di esame è stato previsto sulla base di accurate indagini della situazione sanitaria esistente e tenuto conto delle necessarie misure finalizzate a garantire la sicurezza dei partecipanti.
Vigileremo che non vi siano conseguenze per la salute dei candidati ma, allo stesso tempo, ricordiamo che le accurate indagini della situazione sanitaria sono riferite a circa 20 giorni fa quando la situazione pandemica non aveva ancora raggiunto l’attuale fase di contagi e la necessità di un nuovo intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ognuno si assumerà le conseguenti responsabilità delle decisioni prese.
Nelle motivazioni è stata evidenziata la: Nullità ed illegittimità del calendario delle prove pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 29.09.2020. Violazione e falsa applicazione di legge: Art. 32 della Costituzione. Eccesso di potere, irragionevolezza, inadeguatezza.
Abbiamo evidenziato come sia notevole il disagio per i candidati i quali, nonostante il contesto sanitario patito in tutta Italia, sarebbero costretti a spostarsi da una Regione all’altra al fine di presentarsi per lo svolgimento della prova scritta che, si ricorda, è prevista in una Regione diversa da quella oggetto di aggregazione. Ne deriva che, nel caso di specie, la Regione Lazio ospiterà i candidati per varie classi di concorso delle Regioni Abruzzo, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, dove tra l’altro si stanno al momento discutendo ulteriori chiusure e limitazioni, in considerazione sia del recente decreto firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che dal quotidiano e preoccupante aumento del numero di contagi da Covid-19. Lo svolgimento di una siffatta procedura rischia di creare una vera e propria “esplosione” di contagi che, anziché consentire la tranquilla prosecuzione dell’anno scolastico, comporterebbe l’annullamento di tutte quelle misure di contenimento che finora sono state messe in pratica, se pur con estrema difficoltà. L’Amministrazione, continua ad ignorare le numerose istanze di tutti i candidati che si troverebbero dinanzi alla scelta tra mettere a serio rischio la propria salute da un lato e tentare di superare il precariato partecipando alla procedura dall’altro.
TURI: SALE LA PROTESTA PER UN CONCORSO INUTILE E DANNOSO Una pandemia, due regioni (Lombardia e Campania) in lockdown, non bastano a fermare il concorso straordinario deciso dal ministro Azzolina. Le scuole sono alle prese con le disposizioni del nuovo Dpcm, e si arginano in ogni modo possibile quarantene incrociate e disposizioni di sicurezza, le commissioni non sono ancora complete, eppure nessun cenno viene fatto al danno e alla inutilità di un concorso che non darà alcun risultato immediato. Ci saranno 66 mila precari, in giro per le scuole del paese, in piena recrudescenza pandemica, che – fa notare Turi – resteranno in ogni caso ai loro posti. Precari che si sposteranno dalle loro classi per sostenere le prove. Da docenti a candidati. E poi, appena finito, saranno nuovamente docenti supplenti nelle loro classi. Resta senza risposta la condizione di quanti non potranno partecipare perché malati o in quarantena. Per loro nessuna prova d’appello. Sarà inevitabile la previsione di una lunga coda di contenziosi giurisdizionali che chiederanno conto di interessi legittimi negati. Alla rabbia di questi docenti precari si aggiunge l’indignazione del mondo della scuola, solidale. Sono in tanti a chiedersi a chi giova questa inutile dimostrazione di forza che sfiora il disinteresse verso queste persone. Un disinteresse anche politico perché a credere che un’altra strada era percorribile c’erano forze di maggioranza e di opposizione. A chi giova dunque? Neanche il ministro Azzolina può pensare di procedere al concorso ordinario, in queste condizioni, con 500 mila domande di partecipazione. Ci vorranno anni prima di una sua conclusione. Servono regole di reclutamento diverse.
LA NOTA ALLE SCUOLE E’ Il RISULTATO DI URGENZE SANITARIE E DIVISIONI ISTITUZIONALI Turi: bypassato il tavolo nazionale sulla sicurezza, passa a quelli regionali Avvertiti solo un quarto d’ora prima. Momento difficile che richiederebbe invece maggiore coesione e concertazione. E’ l’assunzione di decisioni e responsabilità condivise che sta venendo drammaticamente meno. La nota inviata alle scuole dal ministero dell’Istruzione mostra chiaramente l’esistenza di un contrasto tra ministri e una spaccatura tra governo, Regioni e Comuni. Tra le misure contenute c’è lo spostamento diretto alle regioni, saltando le competenze e i confronti propri del Tavolo nazionale sulla sicurezza, quello deciso ad agosto, che doveva operare un monitoraggio costante sull’andamento della pandemia nelle scuole. La delega passa ai tavoli regionali. Il tavolo nazionale è assorbito dal ministro, che non lo ha più convocato, e che dietro pressanti richieste lo annuncia con tutto comodo per il prossimo 30 ottobre. Ancora una volta è la scuola che si deve adeguare alle disposizioni e dovrà farlo, come al solito con le proprie risorse, da sola – osserva con grande preoccupazione Pino Turi, segretario generale Uil scuola. La comunità educante è chiamata a risolvere anche le diatribe tra istituzioni, vaso di coccio tra vasi di ferro. Distanze che aumentano la confusione e prestano il fianco alla diffusione della pandemia proprio quando si avrebbe maggior bisogno di coesione e concertazione ovvero l’assunzione di decisioni e responsabilità condivise, che sta venendo drammaticamente meno.
Le Conclusioni operative, presentate dalle parti sociali della regione del Mediterraneo, al termine del 4° Forum Dialogo Sociale dell’Unione per il Mediterraneo (UpM) che si è svolto in forma virtuale il 6 e 7 ottobre 2020. All’iniziativa hanno partecipato le organizzazioni nazionali e regionali delle parti sociali del Nord e del Sud, della Commissione Europea, dell’OIL, del Segretariato dell’UpM ed esperti. Questa edizione del Forum del dialogo sociale dell’UpM è stata un’occasione per fare il punto sia sulle passate attività delle parti sociali europee e del Sud del Mediterraneo nell’ambito dell’UpM che per prevedere i prossimi passi da intraprendere per la cooperazione nell’ambito dell’UpM, aprendo la strada al loro comune futuro contributo alla Riunione dei Ministri del Lavoro dell’UpM del 2022. Nel corso delle varie sessioni di lavoro, le confederazioni italiane hanno partecipato fattivamente con due relazioni una della Cgil sui temi della sicurezza sul lavoro ed un’altra nostra sul delicato tema delle emigrazioni. Sono stati affrontati tra gli altri i principali temi del mercato del lavoro euro-mediterraneo anche alla luce della pandemia, il ruolo e l’importanza del dialogo sociale nell’affrontare le questioni migratorie in tutti i suoi aspetti compreso il problema della “fuga dei cervelli”, e la cooperazione multilaterale come motore per la crescita e lo sviluppo. Il lavoro del forum sul dialogo sociale e quello della UpM e’ per noi fondamentale al fine delle politiche di sviluppo sostenibile, per la riduzione delle disuguaglianze, per i diritti, la pace e la solidarietà in tutta l’area dell’euromediterraneo e nel mondo. (PierPaolo Bombardieri)
I sindacati informati un quarto d’ora prima. Nessuna possibilità di tutelare lavoro e persone. Questo è un modello di relazioni sindacali inaccettabile
“Una convocazione ad horas, su argomenti così importanti, che ci lascia sconcertati” – è quanto dichiarato dalla UIL Scuola durante la riunione pomeridiana convocata presso il MIUR. La UIL Scuola ha preso atto dell’informativa da parte dell’Amministrazione che ha illustrato la nota, in fase di pubblicazione, su quanto previsto nel DPCM del 18 ottobre 2020 che riguarda, in particolare, la possibilità da parte delle scuole di secondo grado, in caso di criticità, di posticipare l’orario di ingresso delle classi alle ore 9:00. Un modo di procedere assolutamente non condiviso – afferma Giuseppe D’Aprile – su problematiche che non rappresentano una novità ma che ormai, invece, si protraggono da molto tempo. Al contrario di ciò che afferma l’Amministrazione, non esiste alcun raccordo tra il MIUR e le scuole sulle quali si sta scaricando, ancora una volta, tutta la responsabilità per il funzionamento delle stesse, nonostante le evidenti criticità. Il MIUR fa finta di non vedere, opera con miopia senza una visone politica dei problemi che coinvolgono tutta la comunità educante. Una mare magnum di norme che si susseguono e che vedono il sindacato, non per propria scelta, spettatore e non copartecipe di decisioni che, forse, attraverso un sano modello di relazioni sindacali, avrebbero contribuito alla gestione della scuola in questo momento particolare legato all’emergenza epidemiologica. Socializzare con i sindacati e non concertare – continua D’Aprile – rappresenta un modus operandi di cui la UIL Scuola prende atto ma, dal quale, nello stesso tempo si dissocia
Lettera a p e r t a PREG.MI ATA, DOCENTI, DIRIGENTI SCOLASTICI, SIMPATIZZANTI ED AMICI VS SEDI.
Mi piace girarVi quanto scritto qui di seguito: disamina lucida quanto puntuale da parte del segretario nazionale Pino Turi. Tanto per opportuna conoscenza ma anche a valere esortazione a creare movimento di opinione fra i colleghi, le famiglie, gli alunni. Ora più che mai, noi sindacalizzati e che crediamo nella comunità educante, abbiamo la necessità e mi spingo oltre, il dovere di farci promotori fra i colleghi per fare sentire in modo chiaro e senza possibilità di smentita che non ci stiamo. La politica deve cambiare verso, la Ministra va cacciata via: bollata dal peccato originale e colpevole nella Sua insussistenza di non tenere in considerazione la funzione suprema della scuola pubblica e di tutti coloro che ogni giorno, si scommettono e la fanno funzionare, aldilà del dovere dovuto o richiesto. Scriviamo, interveniamo, manifestiamo, proponiamo, chiediamo: due priorità, 1) la salvaguardia della salute di tutti; 2) il rafforzamento del sistema scuola pubblica, libera, uguale per tutti, per come pensata e tutelata dalla nostra costituzione. Persone, libere menti pensanti, cittadini, non sudditi e men che meno succubi o sottomessi ed in attesa di direttive….da parte di nessuno. Ogni scuola diventi centro di pensiero, centro di proteste seguite da proposte. Riappropriamoci del nostro diritto di libertà, di cittadinanza , di democrazia partecipata. Invito a fare quadrato attorno al vostro sindacato: la Uil Scuola….alla fine la UIL SCUOLA siete voi. Vs salvo mavica
La scuola è un vaso di creta tra vasi di ferro Paga il costo di politiche autoreferenziali e a tratti autoritarie
Gli avvenimenti che si stanno generando in queste ore raccontano di una pandemia tutt’altro che sotto controllo. Il Coronavirus impone un corso di recupero. La lezione di primavera non è stata appresa perché la politica continua a fare scelte come prima della pandemia. Se non si recupera il ruolo della politica sarà difficile traguardare l’emergenza. L’obiettivo è entrare nel futuro non nella normalità del passato. Il Coronavirus ha messo alla prova sistemi e paesi, misure e decisioni, non solo di oggi. Prima ci rediamo conto di ciò, prima superiamo la crisi. La decisone di De Luca scarica sulla scuola le conseguenze di scelte e non-scelte che andavano fatte. Su questo siamo convinti che una interlocuzione con i corpi intermedi, quelli che fanno funzionare lo Stato, poteva tornare utile. Magari qualche buona idea da prendere c’era. Le decisioni di Azzolina, del pari, prese in uguale, assoluta, solitudine, senza il conforto e il dialogo con le forze sociali, seguono lo stesso modo di agire. Due figure allo specchio. Due sguardi con lo stesso difetto. Decidono da soli. Ora assisteremo al derby tra De Luca e Azzolina. Poi il confronto politico, gli schieramenti, i dibattiti faranno venir meno il problema ed entreremo nella solita dimensione virtuale. La realtà diventerà altro e si allontanerà dalle scelte che vanno fatte, che servono a tutti. C’è una buona notizia: la qualità della nostra scuola, il suo essere centrale, indispensabile quasi, ora è pienamente avvertito da tutti.
Pervengono alle scriventi segreterie segnalazioni in merito alla preannunciata volontà, da parte di alcuni DS, di licenziare i collaboratori scolastici assunti su posto COVID in caso di chiusura della scuola per emergenza epidemiologica. Premesso che il licenziamento, secondo il precedente decreto, si sarebbe configurato solo in caso di lockdown nazionale e giammai nei casi di chiusura di singola scuola, come già ribadito nella scheda riassuntiva inviata nei giorni scorsi, il decreto agosto e la successiva nota ministeriale di chiarimenti escludono la possibilità di licenziare il personale assunto su posto Covid e non fanno distinzione TRA I DIVERSI PROFILI DEL PERSONALE ATA. Nel caso in cui ciò dovesse avvenire in deroga a quanto previsto nel “Decreto agosto” (rescissione contratto collaboratore scolastico assunto su posto Covid) è necessario “vigilare” affinchè nel decreto che prevede la rescissione del contratto venga indicata la norma alla quale il Dirigente Scolastico fa riferimento. Il tutto al fine di tutelare legalmente eventuali licenziamenti illegittimi.
Giuseppe D’Aprile – segretario nazionale Uil Scuola Rua. salvo mavica – segretario organizzativo Uil Scuola Sicilia
Con Ordinanza n. 134/2020 il Ministero disciplina per l’a.s. 2020/21 le modalità di svolgimento delle attività didattiche indirizzate agli alunni e studenti con patologie gravi o immunodepressi.
Di Monica Colaianni – Oggi la scuola ha manifestato davanti alle Prefetture e agli uffici scolastici regionali di tutto il territorio nazionale per rivendicare non solo una scuola in presenza, con tutte le garanzie necessarie ma anche i diritti dei tanti precari che da anni aspettano una stabilizzazione. A Catania i rappresentanti dei maggiori sindacati si sono riuniti in un sit-in davanti alla Prefettura, per gridare, anche dalla città Etnea, che “loro non ci stanno ai dicta imposti dall’alto” e per lottare per la scuola e i tanti docenti precari. “Anche a Catania – dichiara Salvo Mavica Segretario regionale UIL Scuola – i segretari generali della scuola delle cinque sigle sindacali, firmatari del Contratto Collettivo Nazionale del lavoro, unitariamente lanciamo un appello al Ministro e vale a dire che è ora di cambiare rotta! È giunto il momento che il Ministero ci ascolti e che entri nel merito delle questioni della scuola per risolvere i problemi ormai diventati atavici. Non è più plausibile che le decisioni debbano essere imposte dall’alto! Noi rivendichiamo il diritto di cittadinanza e il diritto di partecipazione perché ogni docente, prima di essere tale, è soprattutto una persona, occorre che vi sia il rispetto non solo della persona in sé ma anche delle comunità educande e di tutti quei docenti che ogni giorno fanno funzionare la scuola malgrado tutti i problemi. Noi non vogliamo che i precari siano stabilizzati Ipso facto, ma dopo l’esperienza maturata durante tutti questi anni, dovrebbero fare un tirocinio annuale alla fine del quale, se validi, devono essere confermati. Malgrado vi siano delle sentenze nazionali ed europee i nostri precari ancora una volta vengono maltrattati e non ascoltati. Anche Renzi li ha presi in giro, infatti nonostante vi sia stata una sentenza da parte della Corte Europea, ha baipassato la situazione dicendo che avrebbe esaurito le GAE, ma è stata solo una pia illusione: ancora oggi esistono le GAE. Catania oggi lancia questo appello che deve rinforzare e rafforzare tutto quello che sta avvenendo in tutte le piazze d’Italia. ”.
“Tutte le sigle sindacali oggi presenti- ribadisce Giorgio La Placa coordinatore Gilda insegnanti – ci siamo unite, sin da marzo, per combattere a favore di tutti i lavoratori della scuola . Oggi manifestiamo, soprattutto, per rivendicare i diritti dei precari. È inammissibile che il 15 di ottobre, in molte scuole vi siano cattedre scoperte, inoltre, l’organico covid si è dimostrato insufficiente; molte scuole non hanno ancora chiamato i docenti per ricoprire le cattedre perché le operazioni sono bloccate a livello provinciale”.
Luca Tempera della segreteria provinciale dello Snals di Catania ribadisce che “Oggi siamo qui davanti alla Prefettura per la mobilitazione nazionale a favore dei precari della scuola. La stabilizzazione dei precari è diventato un vero e proprio cancro della scuola italiana, un problema che dura da decenni e al quale non si è mai riusciti a trovare una soluzione definitiva. Anche quest’anno avevamo fatto delle proposte, tra le quali quella di assumere i docenti con almeno tre anni di servizio, senza ricorrere a una procedura concorsuale che, soprattutto in questo periodo di pandemia, comporterebbe assembramenti e spostamenti di docenti da una regione all’altra; per tutta risposta l’attuale ministra, sorda alle nostre proposte, sta perseverando dritta per la strada che ha deciso di intraprendere e che, sempre che questa procedura possa essere portata a conclusione, porterà i docenti in cattedra o l’anno prossimo o addirittura fra due anni”.
“Abbiamo consegnato un documento al Prefetto – conclude Tino Renda segretario generale della FLC CGIL di Catania – come è avvenuto in tutte le Prefetture d’Italia, nel quale si mettono in evidenza i numeri mancati della scuola riguardanti il precariato e ovviamente abbiamo proposto delle soluzioni che permetterebbero che vengano ricoperte le cattedre rimaste scoperte nonostante le soluzioni proposte dalla Ministra Azzolina”.
Per il ministro è diventata una sfida personale. Serve atto di responsabilità utile alla scuola.
OGGI POMERIGGIO LA PROTESTA DEL MONDO DELLA SCUOLA IN CENTO PIAZZE– Tantissime persone hanno deciso di partecipare, oggi pomeriggio, alle iniziative di protesta organizzate a supporto dei precari della scuola. Arrivano mail preoccupate e immagini che non sono quelle della movida notturna ma dei precari in coda per le Gps – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.
Le scuole sono in una situazione di difficoltà: questo è chiaro a tutti. C’è ampia condivisione anche tra le famiglie che vedono il quadro delle presenze in classe degli insegnanti, supplenti.
Il Governo sta chiedendo responsabilità a tutti i cittadini – osserva Turi. Ci aspetteremmo analoga responsabilità da parte del ministro dell’istruzione che appare più interessata a portare avanti una battaglia personale che guardare ad un interesse superiore. Evidentemente ritiene che le due cose coincidano. Se provasse per una volta ad ascoltare chi la pensa diversamente, almeno le sorgerebbe il dubbio.
Un vasto schieramento di scienziati e forze politiche sta chiedendo, anche con atti formali, di ripensare la scelta del concorso straordinario targato Azzolina.
Mentre nelle piazze italiane sale la protesta il ministro continua a ribadire che la scuola non chiude. Lo sappiamo bene – sottolinea Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, alla vigilia delle manifestazioni del pomeriggio. Noi non vogliamo la chiusura delle scuole. Vogliamo che funzionino al meglio. Così come lo vogliono insegnanti, studenti e famiglie.
Siamo stati i primi – aggiunge Turi – a mostrare tutti i limiti dell’insegnamento a distanza (la Dad della scorsa primavera) e non siamo tra i ‘pentiti’. Anche in seguito, alla ripresa, ci siamo schierati a favore della scuola, sicura e in presenza, quando tutti osannavano le tecnologie digitali, compreso il ministro e le sue avanguardie dell’innovazione.
Noi vogliamo e rivendichiamo la scuola in presenza e in sicurezza. Per questo abbiamo sottoscritto un accordo. Un accordo che prevede una gestione coordinata dell’emergenza attraverso un tavolo nazionale in cui confrontarsi per trovare le migliori soluzioni. Un tavolo che pare essersi dissolto nelle nebbie della confusione in atto. E” evidente che era un paravento per nascondere scelte unilaterali.
Oggi nelle nostre manifestazioni rivendichiamo spazi negoziali e di partecipazione a partire dagli impegni politici che erano compresi in quel protocollo: – iniziare a ridurre gli alunni per classe a partire dalle classi iniziali; – contrattualizzare la DaD – garantire i lavoratori fragili.
Tutti punti sospesi – sottolinea Turi – rimasti senza soluzione. Il tavolo si è interrotto e non sappiamo perché. Intanto tempo e risorse vanno verso un concorso straordinario inutile per la scuola.
Saranno un centinaio le iniziative sparse sul territorio nazionale, domani pomeriggio, per chiedere stabilità al lavoro e sicurezza nelle scuole. Un insieme di manifestazioni e sit-in davanti alle Prefetture e agli uffici scolastici regionali per una scuola in presenza, con tutte le garanzie necessarie: a partire dagli organici, e poi gli spazi e le misure di sicurezza.
“Le scuole hanno riaperto – osservano i segretari generali dei sindacati scuola promotori delle iniziative nelle città – ma la didattica non decolla perché mancano i docenti. Inutile dire che le misure da prendere dovevano essere di altro tipo, prova ne sono i buchi di organico e le mancanze strutturali. Ora bisogna intervenire rapidamente”. “Lo svolgimento in presenza delle prove concorsuali in piena emergenza pandemica esclude dalla possibilità di partecipazione tutti i precari in situazione di quarantena in concomitanza della prova e nello stesso tempo contribuisce ad aumentare i rischi di contagio” ribadiscono i leader dei sindacati scuola. Queste le proposte al centro della giornata di mobilitazione: • stabilizzare tramite prova orale e valutazione di titoli i docenti con tre anni di servizio: l’unico modo per garantire in tempi brevi e certi la copertura delle cattedre e la continuità didattica. • stabilizzare su sostegno tramite prova orale i docenti specializzati: personale già selezionato per garantire la continuità didattica agli alunni con disabilità • avvio dei percorsi abilitanti a regime per tutti e in particolare per i docenti con 3 anni di servizio Le iniziative avverranno nel rigoroso rispetto delle misure prescritte nell’ultimo Dpcm. #RENDIAMOSTABILEILLAVORO #RENDIAMOSICURELESCUOLE —————————————————————————– Queste alcune delle piazze coinvolte: A Roma, appuntamento davanti all’Ufficio scolastico regionale di Via Frangipane, dalle 16.00 A Napoli manifestazione in Pazza del Plebiscito a partire dalle 16.00. In Puglia iniziative davanti alle prefetture di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto – con orario a partire dalle 14.30 fino alle 17.00 In Calabria presidi e manifestazioni a partire dalle 15.00 nelle cinque province capoluogo. In Piemonte Appuntamento a partire dalle 14,30 davanti alle prefetture di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli. Assembea on line a Biella. In Veneto, sit-in nelle piazze antistanti le prefetture dalle 15.30 alle 16.30. A Trento, appuntamento di fronte al Commissario del Governo regionale. Flash-mob davanti alla prefettura dalle 15.00 ad Ancona. A Terni, manifestazione in Via della Stazione, davanti alla Prefettura. A Bologna, sit – in davanti alla Prefettura in Piazza Roosevelt. A Genova, presidio in Largo Eros Lanfranco. A Savona, in piazza Saffi a partire dalle 16.30 e in in Via Veneto a La Spezia. In Molise, presidio a Campobasso. In Sicilia le manifestazioni si terranno davanti alle prefetture e in assemblee on line.