30 Ottobre 2014
Benedetti (Uil) in rappresentanza del Comitato sindacale europeo: “politiche virtuose di dialogo per garantire qualità”
Stoccarda | Seminario della Commissione europea sulle competenze di base
Dal 26 al 29 ottobre si è svolto a Stoccarda un seminario sulle competenze di base, organizzato dalla Commissione europea e dal ministero dell’istruzione del Baden-Württemberg nel quadro delle attività del gruppo di lavoro sull’istruzione degli adulti. In rappresentanza del Comitato Sindacale Europeo per l’Educazione ha partecipato Rossella Benedetti.
Nell’ottica del metodo di coordinamento aperto usato dall’Unione Europea per sviluppare strategie comuni nel settore dell’educazione, dieci Paesi membri o candidati tali hanno condiviso e confrontato esperienze riguardanti i corsi di alfabetizzazione o per il conseguimento delle competenze di base, rivolte ad adulti lavoratori, NEET, disoccupati o immigrati. I Paesi partecipanti rappresentavano realtà economiche diverse fra loro, garantendo così un quadro eterogeneo e ricco di spunti di riflessione. Anche l’Italia ha illustrato il suo sistema di istruzione degli adulti grazie alla presenza di un ricercatore dell’INDIRE. Al termine dei quattro giorni di lavoro sono emerse le seguenti indicazioni: le esperienze con risultati migliori in termini di risultati di apprendimento, di soddisfazione sia dei datori di lavoro che dei lavoratori, di miglioramento dei livelli di inclusione sociale e di autonomia dei soggetti svantaggiati o anziani coinvolti, sono determinati dalle dimensioni dei gruppi di studenti, dagli investimenti e dalla qualità degli operatori coinvolti. I problemi di governance dei processi si riducono in presenza del necessario coinvolgimento delle parti sociali. Le criticità, invece, sono state individuate soprattutto nella frammenzione degli interventi e nella mancanza di fondi adeguati, anche per la formazione specifica degli insegnanti. Il Comitato sindacale europeo per l’educazione, unica voce componente del gruppo in rappresentanza dei lavoratori del settore, ha ripetutamente insistito sulla necessità di ricorrere a pratiche virtuose di dialogo sociale e di fare tesoro delle informazioni provenienti dai docenti stessi per migliorare la performance di questi sistemi. Ha messo in guardia, inoltre, i funzionari ministeriali presenti sul ricorso crescente al volontariato per garantire servizi educativi che sono una precisa responsabilità dei governi. Non è pensabile, infatti, incoraggiare l’utilizzo di personale non qualificato e sottopagato solo per assecondare politiche di tagli crescenti al settore dell’educazione. Le esperienze illustrate hanno ampiamente dimostrato che l’acquisizione di competenze di base, finalizzate sia al reinserimento in un ciclo educativo istituzionale, che ad una migliore inclusione sociale, hanno bisogno di risorse certe e stabili, di professionalità certificate e inquadrate in sistema pubblico che garantisca qualità ed equità. Soprattutto, è emerso che a fare la differenza tra i sistemi, è l’approccio della politica verso l’educazione: là dove questa è una priorità si trovano i fondi necessari ( vedi l’esempio della Norvegia che stanzia per un solo programma rivolto ad una platea di 6000 adulti circa 16 milioni di euro annui ). Là, invece, dove l’istruzione è considerata solo spesa pubblica da ridimensionare, non si riesce neanche a ridurre l’abbandono scolastico.