Ufficio stampa Uil Scuola Nazionale – Francesca Ricci
Oggi il ministro Bussetti in Veneto annuncia intesa per lo studio della storia della regione.
Turi: un accordo politico che può mettere in bilico il dicastero
Non confondiamo le esperienze già in atto nelle scuole a livello locale con la scuola bene comune nazionale. L’intesa annunciata oggi dal ministro Bussetti, tra la regione Veneto e il Miur, per la ricerca e lo studio della storia del Veneto, può servire a radicare l’identità territoriale se letta in un quadro generale nazionale – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi. Il riconoscimento delle diverse realtà del nostro Paese è un valore che la scuola italiana ha sempre perseguito, è proprio la scuola che ha unito l’Italia.
Preoccupa, invece, il voler dare a tale intesa un valore politico aggiuntivo rispetto a quanto le scuole già fanno. Una caratterizzazione regionalistica che poco si conforma con la missione nazionale di un ministro.
Il localismo, che rivendica e isola – aggiunge Turi – diventa un fatto ‘storico’ negativo.
In risposta al governatore Zaia che reclama scuola e sanità – continua il segretario Uil Scuola – ricordiamo che il diritto alla salute e quello all’istruzione sono diritti fondamentali, per loro natura talmente importanti e diffusi che vanno assicurati ad ognuno, in ogni condizione, di tempo e di luogo.
Il Governatore Zaia, ha lanciato la campagna per i costi standard, in versione scolastica. Il tentativo di una fuga in avanti si vede. Come si vede la volontà di arrivare ad una ‘autonomia differenziata’ , a competenze aggiuntive.
Siamo nettamente contrari ad ogni tentativo di allargare ulteriormente le maglie del titolo V che affida le competenze alle regioni. La scuola è nazionale – ribadisce Turi – non ci possono essere differenziazioni nei diritti fondamentali.
L’aver sottoscritto un’intesa locale, può essere letta come un fatto marginale nell’azione di un ministro. Le conseguenze però non sono del tutto scontate. Le decisioni andrebbero verificate con i risultati che si intendono perseguire, e non nell’ottica del «vediamo l’effetto che fa».