La scuola è un vaso di creta tra vasi di ferro
Paga il costo di politiche autoreferenziali e a tratti autoritarie
Gli avvenimenti che si stanno generando in queste ore raccontano di una pandemia tutt’altro che sotto controllo.
Il Coronavirus impone un corso di recupero. La lezione di primavera non è stata appresa perché la politica continua a fare scelte come prima della pandemia. Se non si recupera il ruolo della politica sarà difficile traguardare l’emergenza. L’obiettivo è entrare nel futuro non nella normalità del passato.
Il Coronavirus ha messo alla prova sistemi e paesi, misure e decisioni, non solo di oggi. Prima ci rediamo conto di ciò, prima superiamo la crisi.
La decisone di De Luca scarica sulla scuola le conseguenze di scelte e non-scelte che andavano fatte.
Su questo siamo convinti che una interlocuzione con i corpi intermedi, quelli che fanno funzionare lo Stato, poteva tornare utile.
Magari qualche buona idea da prendere c’era.
Le decisioni di Azzolina, del pari, prese in uguale, assoluta, solitudine, senza il conforto e il dialogo con le forze sociali, seguono lo stesso modo di agire. Due figure allo specchio. Due sguardi con lo stesso difetto. Decidono da soli.
Ora assisteremo al derby tra De Luca e Azzolina. Poi il confronto politico, gli schieramenti, i dibattiti faranno venir meno il problema ed entreremo nella solita dimensione virtuale. La realtà diventerà altro e si allontanerà dalle scelte che vanno fatte, che servono a tutti. C’è una buona notizia: la qualità della nostra scuola, il suo essere centrale, indispensabile quasi, ora è pienamente avvertito da tutti.