Servono, e non ci sono, programmazione e un tavolo permanente di confronto per affrontare le emergenze.
Sono gli aspetti fondamentali per mettere le scuole in sicurezza. Non svolgiamo la nostra azione a comando.
Siamo contrari a trattative strozzate, sottratte alla consultazione dei lavoratori, non firmiamo contratti per adesione ma per convinzione. Sono mesi che gli appelli all’urgenza del confronto, sulla Dad e su tanto altro, sono rimasti lettera morta.
Di un contratto integrativo sulla DaD, ovvero sulla DID, non se ne era accorto nessuno in quanto la felice ‘idea’ al Ministero è venuta nel corso di una riunione giovedì sera.
In quella riunione si portava a conoscenza delle organizzazioni sindacali, una circolare di attuazione del lavoro agile del decreto della Funzione Pubblica. Al ministero, nella riunione, si erano resi improvvisamente conto che per il personale docente non esiste giuridicamente il lavoro agile. Tac! Si è pensato al contratto integrativo sulla didattica a distanza, e venerdì sera, nel giro di poche ore – probabilmente per inseguire il nuovo Dpcm che sulla scuola parla proprio di didattica a distanza – si è chiesto di realizzare un contratto integrativo.
Proprio quel contratto che era stato rivendicato per mesi da tutte le organizzazioni sindacali.
Un’esigenza per la verità avvertita da tutti, anche da noi della Uil Scuola, che ora ci troviamo a spiegare le ragioni di una non-firma di quella che nei fatti appare (o è) più una circolare camuffata, che un contratto in cui si stabiliscono diritti e doveri lavoratovi.
- Un contratto è un gesto di responsabilità, conoscenza dei dettagli, programmazione, previsione. Offre diritti e tutele ma e richiede rispetto e adempimenti corretti sul fronte degli obblighi lavorativi.
La rapidità con cui si è cercato di mettere a punto un contratto, sbarazzandosi delle conseguenze, è nel segno di un ministro che non è stato eccelso quanto ad affidabilità. Noi ricordiamo bene le diatribe sulla mobilità, sul vincolo quinquennale, sulle Gps, sul concorso straordinario.
Eppure, a voler stare sul piano degli accordi, uno lo abbiamo firmato, anzi due.
Uno per gli esami di Stato in presenza e l’altro per l’apertura delle scuole in presenza e in sicurezza.
Il secondo sostanzialmente disatteso. Sono stati costituiti i tavoli in progressione da quello nazionale a quelli regionali fino a quelli provinciali, in cui si sarebbero dovute prendere decisioni condivise anche trasversali nelle competenze dei trasporti e sanità.
L’accordo è stato sottoscritto il 6 agosto. Una convocazione per il 2 settembre è stata rinviata. Il tavolo nazionale non è stato più convocato. Su nostra richiesta la riunione si terrà tra il 28 e il 30 di questo mese.
Ecco allora il bilancio delle ultime 72 ore di pressing ministeriale per un contratto frettoloso e mal gestito che dovrà riguardare il lavoro di migliaia di persone:
1. Affidabilità zero: si prosegue con il sistema del decidiamo-noi – voi fate così -subito-subito. Poi bisogna rifare tutto.
2. Mancanza di uno scambio corretto e condiviso dai lavoratori.
3. Responsabilità senza risorse, anzi scaricando sui lavoratori costi impropri.
4. Nessuna programmazione, nessun progetto da condividere.
Non sono queste le premesse per fare o non fare un buon contratto:
• Un accordo che non affronta i nodi cruciali delle tutele ai lavoratori. I fragili ostinatamente ignorati.
• I quarantenati, che seppur non contagiati, vivono condizioni familiari e personali psicologicamente pesanti, affatto considerate.
• I precari per i quali non si prevedono facilitazioni per i costi di connessione e l’acquisto di device. I dirigenti scolastici che si vedono consegnare una gestione sempre più esplosiva, complicata da nuovi problemi e da nessuna soluzione e che ne rispondono direttamente della sicurezza dei luoghi e dei lavoratori (chissà se il domicilio del docente è un luogo di lavoro, e come si garantisce la sicurezza?).
• I docenti per i quali, nella didattica a distanza, si mantengono gli stessi identici orari della normale attività di insegnamento senza le pause previste per i lavoratori che svolgono lavoro al videoterminale pone enormi conseguenze anche sulla salute, delle quali qualcuno dovrà rispondere; non si considera nemmeno che l’utilizzo di numerose piattaforme informatiche li espone alla violazione della privacy di piattaforme, con sedi legali all’estero che rispondono a legislazioni straniere.
• Un testo puntuale nel richiamare norme, articoli commi e lettere, ma evanescente sui doveri e sugli obblighi non fa che aumentare la confusione già al limite del collasso.
• Il contratto deve dire con chiarezza quali sono gli obblighi e quali i doveri, non deve avere appendici di sorta e magari attuato in ‘interpretazioni’ burocratiche che aumentano confusione e contenziosi.
il report:Report DaD 261020
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