Una proposta irricevibile che inserisce tra le attività essenziali anche l’elaborazione di pratiche amministrative, gli scrutini intermedi, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
E la Uil rilancia la proposta dello sciopero virtuale dove l’equivalente delle retribuzioni versate dai lavoratori andrebbero a confluire in un fondo di solidarietà dedicato agli investimenti per il settore.
Secondo la Commissione di garanzia sullo sciopero per ritenere tutelato il diritto all’istruzione è sufficiente la sola presenza degli studenti all’interno delle mura scolastiche di ogni ordine e grado. A garantire l’incolumità fisica degli allievi (perché di questo si tratterà) non saranno solo i collaboratori scolastici ma anche i docenti, la cui funzione a questo punto, di ‘minimo’, non ha proprio nulla.
Abbiamo già visto tanti tentativi di ridurre la funzione dell’istruire e formare le giovani generazioni, che la scuola svolge ogni giorno, a mero servizio – commenta Noemi Ranieri, segretario organizzativo Uil Scuola – misurandone l’efficienza su parametri di gradimento di cittadini, visti come clienti.
L’ultimo in ordine di tempo vede protagonista la Commissione di Garanzia sullo sciopero con la proposta presentata ieri all’Aran alle organizzazioni sindacali del comparto istruzione e ricerca.
Impegnare gli insegnanti per garantire i minimi essenziali, riduce la funzione educativa a servizio che svilisce valore ed impegno didattico, e dunque indebolisce la scuola. Pensare alla scuola come un ‘contenitore di tempo’ – sottolinea Ranieri – significa alimentare un processo di graduale disgregazione del rapporto di fiducia tra scuola e famiglia. Rapporto che, invece, va protetto con la cultura di appartenenza alla comunità educante.
La proposta presentata all’Aran è irricevibile – rilancia Ranieri.
Persegue una logica che di fatto comprime, fino ad appiattirlo, il diritto di sciopero, inserendo tra le attività essenziali anche l’elaborazione di pratiche amministrative, gli scrutini intermedi, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
Abbiamo rilanciato la nostra proposta dello “sciopero virtuale” dove l’equivalente delle retribuzioni versate dai lavoratori andrebbero a confluire in un fondo di solidarietà dedicato agli investimenti per il settore. In questo modo almeno è salvaguardata almeno la dignità professionale.
Un sistema che – mette in evidenza la segretaria Uil Scuola – non danneggia la comunità educante, né i lavoratori ma stringe i decisori politici ad assumere rapidamente decisioni e ad attuarle.
La tutela del diritto all’istruzione – aggiunge – è da comporre con il diritto di sciopero. Questo deve avvenire nel contesto dell’intera durata dell’anno scolastico, nella sua globalità. Non si può calcolare giorno per giorno.
Gli otto giorni di astensione costituiscono un limite sufficiente per la composizione dei diversi interessi in campo, che non possono andare a detrimento di conquiste consolidate dei lavoratori.
Un confronto che dunque non può dirsi chiuso. Non può essere sufficiente la motivazione della ristrettezza dei tempi per traguardare un possibile accordo né tantomeno la minaccia di un atto unilaterale della commissione. Diritti e doveri in materia di istruzione vanno analizzati e tutelati con ogni risorsa a disposizione, spazio, tempo e buon senso, delle persone e delle istituzioni.
salvo mavica, segretario