Nella nuova bozza dell’Ordinanza Ministeriale, presentata in data 7 maggio 2024 alla Federazione UIL Scuola Rua, è previsto che, per la scuola di I e II grado posto comune, si iscrive con riserva, limitatamente alle graduatorie relative all’anno scolastico 2024/2025, chi intende partecipare ai percorsi universitari finalizzati al conseguimento dell’abilitazione (DL 59/2017). Bisogna risultare iscritti ai percorsi entro il 30 giugno 2024.
La riserva è sciolta negativamente qualora gli aspiranti non risultino iscritti a detti percorsi entro il 30 giugno 2024 e, comunque, qualora il titolo non venga conseguito entro il termine dell’anno accademico 2023/2024.
Resta la volontà dell’Amministrazione di inserire a “pettine” i docenti abilitati o specializzati all’estero, in attesa di conseguimento del titolo, i quali possono accettare le supplenze con clausola risolutiva.
La nuova bozza dovrà essere rinviata al CSPI per il consueto parere.
Abbiamo ribadito la nostra posizione su diversi punti:
– inserimenti con riserva per i titoli esteri: continuiamo a sostenere che i docenti in attesa del riconoscimento del titolo estero devono essere posizionati in coda alle graduatorie rispetto a chi lo ha conseguito in Italia o lo conseguirà entro giugno 2024 come avvenuto per l’a.s. 2023/24. La Uil Scuola Rua ritiene da tempo che il sistema misto – titoli esteri e titoli italiani – contribuisce a creare divisione tra i precari, incidendo negativamente anche sul pieno funzionamento della Scuola. Per la Uil l’elemento di rivendicazione principale resta quello dell’accesso al sistema per l’acquisizione dei titoli universitari necessari all’insegnamento. Va eliminato il numero chiuso delle università che specializzano sul sostegno tenuto conto che circa l’85% dei titoli esteri riguarda l’insegnamento agli alunni con disabilità. Solo in questo modo si può rispondere ad una esigenza sempre più evidente. L’obiettivo è duplice: da un lato limitare il più possibile che gli alunni abbiano docenti senza titolo, dall’altro che gli insegnanti non siano costretti a conseguirli all’estero cadendo spesso nella morsa della speculazione.
– ulteriori 24 punti: abbiamo chiesto che i 24 punti come ulteriore riconoscimento per chi conseguirà l’abilitazione con i nuovi percorsi abilitanti siano riconosciuti anche ai docenti ITP di I fascia al momento esclusi dalla bozza di ordinanza.
– servizio a tempo determinato per chi ha superato il concorso straordinario bis: abbiamo evidenziato l’assenza di una nota ministeriale che riconosca il servizio a tempo determinato, anche per l’a.s. 2023/24, così come è stato fatto per l’a.s. 2022/23, come requisito che consente di conseguire l’abilitazione per chi ha superato il concorso straordinario bis. A tal fine ne abbiamo sollecitato l’emanazione entro la pubblicazione dell’ordinanza ministeriale che chiarisca anche agli uffici scolastici che il requisito del servizio è permanente senza necessità di una nota di chiarimento che il ministero dovrebbe emanare tutti gli anni.
– Riserva per chi si iscriverà ai nuovi percorsi abilitanti: ci auguriamo che non sia il solito intervento spot e abbiamo sollecitato un intervento da parte del Ministero presso il MUR affinché la data del 30 giugno, ultimo termine per l’iscrizione a detti percorsi, sia conosciuta a tutte le università e che si acceleri sulla pubblicazione dei bandi. Riteniamo scandaloso che i continui ritardi dei due ministeri (MIM e MUR) debbano ricadere ancora una volta sul personale, che attende da più di 10 anni di abilitarsi e che ora ha la possibilità di inserirsi anche nelle GPS di I fascia. E per noi lo dovrà fare a pieno titolo.
Al termine della riunione abbiamo ulteriormente ribadito che è non è più rinviabile l’utilizzo delle Gps di I fascia, per posti di sostegno e posto comune, come canale strutturale di assunzione per coprire i posti rimasti vacanti, una volta terminate le immissioni in ruolo dalle graduatorie ad esaurimento e da quelle concorsuali, mentre è necessario eliminare l’anomalia della distinzione tra organico di fatto e organico di diritto che rappresenta una condizione anacronistica rispetto alla reale situazione nelle scuole italiane al fine di permette più immissioni in ruolo possibile. Abbiamo ricordato che, secondo un nostro recente studio, per stabilizzare 250 mila precari basterebbero 180 milioni di euro, con un costo per unità di personale di 716,12 euro.