Nell’attualità politica relativa al PNRR e alla parte relativa agli investimenti nella scuola, si assiste ad una contraddizione che diventa a volte, stucchevole, quando si passa dall’analisi agli strumenti per affrontarla. Un’analisi deformata da pregiudizi e luoghi comuni, da tardo Novecento, per giustificare ciò che ai nostri occhi è ingiustificabile.
Ci riferiamo al fatto che è unanime la valutazione di insufficienza dell’azione di investimenti del PNRR, per rilanciare il settore scolastico che ha subito tagli draconiani al personale cui si dovrebbe rimediare.
Di questo, nel piano, non se ne parla nemmeno, impegnando le risorse per le infrastrutture, come se la scuola fosse un’azienda a cui cambiare la catena di produzione.
Questa valutazione, come è noto, ha portato i sindacati a fare scelte diverse e contrapposte, pur partendo dalla stessa analisi di insoddisfazione.
Scelte legittime che comunque devono rimanere nell’alveo delle opinioni e vanno rispettate.
La cosa che diventa inaccettabile, è quando si travalicano le opinioni, sempre legittime, e si utilizzano argomentazioni strumentali per legittimare
la posizione di isolamento, nell’ambito dello schieramento sindacale e presuppongo nella categoria, in cui si è trovata e si trova, per la prima volta, la Cisl Scuola.
Abbiamo letto in più occasione le tesi della Cisl, che non ci convincono ma che rispettiamo.Questo nella misura in cui sono oggetto di reciproca comprensione; quando invece una posizione diventa ragione di un attacco, di una dissertazione nella quale si vuole tacciare noi di incoerenza e di strumentalizzazioni per ragioni elettorali, bisogna ricordare che la Uil ha sempre svolto la sua azione sindacale in modo indipendente ed autonomo. Circostanza di cui non si capacitano in molti.
L’autonomia di giudizio e di azione che caratterizza l’organizzazione che mi onoro di rappresentare ne rappresenta i tratti identitari che affondano alla sua costituzione.
Lo scorso 5 marzo la UIL ha festeggiato il suo 72° anno di vita. E’ dal 1950 che mantiene la sua indipendenza dai partiti e dai Governi restando sempre nel merito dei problemi e mai schiava degli schieramenti.
Un sindacato riformista e non massimalista che ha sostenuto le riforme, vere, sostenute da politici ispirati dalla Costituzione. Riforme come quella della scuola media, dello Statuto dei lavoratori, dei decreti delegati che hanno costituito la scuola democratica partecipata, statale.
Gli ultimi anni hanno consegnato al Paese una serie di riforme dove i diritti sono stati sottratti e che si continuano a definire azioni riformiste solo perché cambiano le situazioni in essere.
Noi riteniamo, invece, che siano vere e proprie controriforme a cui la UIL Scuola si oppone.
E non si tratta, come alcuni vorrebbero, per racimolare qualche voto alle RSU, ma per affermare l’esigenza di lotte sindacali di rivendicazione di azioni riformiste che incrementino i diritti e non li limitino in nome di un pensiero unico di stampo neo liberista che probabilmente ha colpito anche qualche sindacalista.
Nel merito dell’attualità sindacale, la Uil Scuola è sempre stata coerente con i propri principi e i propri valori. Parlare di coerenza è tema che dovrebbero rammentare anche i neo-opinionisti dei mensili di settore, improvvisati analisti di scenari che non ci sono.
Due osservazioni a tal proposito: la UIL scuola più volte si è trovata ad essere sola nelle sue valutazione e decisioni e non come si vuole fare credere al seguito ora di uno o di altro sindacato di comparto.
Siamo stati i soli a non firmare il contratto integrativo sulla Did, la mobilità dello scorso anno;
siamo stati soli nell’azione ex art. 28 nei confronti dell’ex ministro Azzolina.
Una solitudine corroborante, se poi il fronte sindacale si è compattato proprio su quelle decisioni che l’hanno caratterizzata negli ultimi decenni.
Una distrazione che impedisce di guardare oltre il proprio naso, una distrazione dalla politica che è stata sempre un polo di attrazione magico a cui la UIL scuola non ha mai ceduto.
Un sindacato il nostro dialogante e disponibile a compromessi, ma mai a scapito dei valori e i principi di riferimento e mai per ridimensionare diritti acquisiti in tanti anni di lotte fatte anche insieme unitariamente, ma mai succubi di nessuno.
Lo sciopero (doppio del 10 e del 16) ne ha stabilito lo spartiacque: i più deboli si difendono con le rivendicazioni, con le lotte, non con le analisi datate che non impressionano più nessuno, neanche i più propensi alla narrazione dei più forti. I diritti sono beni che non possono essere abbandonati lungo la strada, anche se difenderli è rischioso e pesante.
L’OPINIONE / Perché siamo convinti che si debba partire da un nuovo umanesimo