Turi (UIL) su Firenze “nessuna rottura unità sindacale”. Assunzioni “assurdo spostare gente come birilli. Unire fase B e C”, su vicepresidi “è un bluff”
di Paolo Damanti – Sono dure le parole del neo segretario della Uil scuola, Pino Turi, su quanto sta accadendo relativamente al piano straordinario di assunzioni.
Mentre sulla mancata adesione della UIL all’iniziativa dei sindacati rappresentativi di indire un’assemblea sindacale a Firenze il primo giorno di scuola, sottolinea “nessuna rottura dell’unità”. Lo abbiamo raggiunto al telefono.
Cosa è successo a Firenze? Il “Corriere” parla di rottura dell’unità sindacale. Perché vi smarcate?
Nessuna rottura dell’unità sindacale, semplicemente non siamo d’accordo su un’assemblea sindacale per il primo giorno di scuola. Chiariamo anche cos’è l’unità sindacale. E’ un valore per evitare la politicizzazione delle posizioni. Essere unitari non significa che si fa ciò che dice uno, significa mettersi attorno ad un tavolo e discutere. Unità sindacale può significare anche fare tutti un passo indietro. La nostra protesta non deve danneggiare l’utenza. In questa fase bisogna essere intelligenti e fare alleanze, non farci dei nemici.
Toccafondi, relativamente ai fatti di Firenze, ha detto che la scuola non deve trasformarsi in terreno di scontro ideologico.
Ha ragione il Sottosegretario Toccafondi, il problema però è che prima ha iniziato il Governo con una riforma fatta a forzature e colpi di fiducia. Sono loro che hanno fatto della scuola terreno di scontro politico e ideologico. Sono contento che il Governo sia d’accordo. Per evitare ciò c’è bisogno, innanzitutto, di parlare con tutti. Non mi pare che lo stiano facendo. Approfitto per ricordare che la suola, diceva Calamandrei, è un organismo costituzionale, quindi devono essere condivise le scelte e le riforme. Il Governo non lo ha fatto, è andato avanti a colpi di maggioranza.
Adesso si parla di rivedere le regole degli scioperi e delle assemblee sindacali. Qualcuno ha preso la palla al balzo. Si prefigura una limitazione dei diritti?
Il Governo non sa fare altro che minacciare e noi non dobbiamo dare la sponda per farlo. Il diritto alle assemblee è sacrosanto. Non possiamo impedire di legiferare, ma è un errore utilizzare l’episodio di Firenze per limitare i diritti. Siamo davanti ad una regressione autoritaria.
Quali iniziative di protesta state mettendo a punto per l’inizio dell’anno scolastico?
Abbiamo un primo appuntamento l’11 settembre, quando incontreremo una rappresentanza di RSU per definire le azioni per dimostrare la nostra contrarietà alla legge. Metteremo in campo tutte le forme legittime per contrastare la riforma. Abbiamo già iniziato sul piano giudiziario.
Se il caos delle assunzioni sono lo specchio di ciò che ci aspetta a settembre, stiamo messi bene.
Noi l’abbiamo detto e ridetto, le assunzioni si potevano fare diversamente. Sono sbagliati i modi, mi sembra assurdo spostare gente come birilli. Proporremo ancora di rimodulare le assegnazioni unificando fase B e C e partire dalla scelta provinciale. Così si evita la “deportazione di massa”, gli spostamenti riguarderebbero poche persone.
Perché si è arrivato a tanto?
Perché non c’è stato un confronto serio con il sindacato. Questi sono gli effetti. Questioni così complesse si discutono con i lavoratori.
Anche sulla questione vicepresidi mi pare che non ci discostiamo di molto.
Non esistono più i vicepresidi, si chiamano collaboratori e sono una esigenza importante per le scuole che è stata eliminata con la legge di stabilità. Hanno tagliato per finanziare le assunzioni, una partita di giro. Hanno ritenuto di mettere in campo risorse con l’organico potenziato: è un’altro bluff, non è possibile che possa risolve il problema. Innanzitutto si troveranno davanti al problema della coincidenza delle classi di concorso e comunque se ne parlerà a novembre, dicembre, se mai il meccanismo partirà.
Quale consiglio si sente di dare al Ministero per risolvere il problema dei collaboratori?
Consiglierei di fare le supplenze, ma la legge lo impedisce. Il Governo si è incagliato nelle sue stesse rigidità. Succede quando si fa di testa propria.
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