LOMBARDIA E VENETO al voto referendario domenica: sotto le spoglie dell’autonomia si va a caccia di piccoli poteri

 

La scuola unisce l’Italia
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La scelta referendaria applicata alla scuola crea inutili divisioni, disparità e ingiustizie
La scuola nazionale non va disgregata, il referendum di domenica parte da regioni come la Lombardia e il  Veneto, rischia di produrre divisioni inutili e dannose che muterebbero l’impianto nazionale del nostro sistema scolastico italiano.

È questo il richiamo che il segretario della Uil Scuola, Pino Turi, fa alla vigilia del referendum per l’autonomia promosso per il prossimo 22 ottobre.

La scuola italiana, quella definita dalla Costituzione, si basa sulla generalità dell’offerta formativa dello Stato che, attraverso le sue scuole, offre garanzia di pluralismo, laicità e pari opportunità per tutti.  E’ un principio generale che affida alla scuola una specifica funzione di natura universalistica, in un settore che investe diritti fondamentali di cittadinanza ed uguaglianza. Diritti che vanno garantiti a tutti, in modo uguale, al di là di dove si vive.
Abbiamo già evitato il pericolo della devolution che avrebbe prodotto venti sistemi scolastici regionalizzati. Ora con questo referendum si chiedono maggiori competenze regionali, sulla base di interessi localistici che contrastano con la funzione, più ampia, di una scuola inclusiva e libera rappresentata dall’autonomia scolastica.
Mentre la scuola unisce l’Italia, questi referendum tendono a dividerla.
Dietro il principio di ‘più autonomia’ si nascondono le insidie di un uso delle risorse che già solletica progetti come quelli dei costi standard. Sistema che sta già interessando la sanità e che si vorrebbe adottare anche nel sistema scolastico.  C’è il fondato rischio di una deriva che sposti risorse dallo Stato, alle regioni, al privato.
Un’autonomia dall’alto che indebolisce persino il diritto dei lavoratori ad operare in un quadro certo di opportunità, mobilità territoriale, scelta del luogo di lavoro, validità di pari regole, nell’ambito di ordinamenti faticosamente costruiti e ampiamente condivisi.
Non possiamo non segnalare che il mito del separatismo si concreta in un appello populista senza merito. Il nostro appello a saper riconoscere il valore della scuola pubblica, nazionale, appare quasi dovuto: i cittadini e i lavoratori sanno bene cosa è utile per loro e sapranno fare le scelte opportune.