Le misure per superare questa emergenza del Paese vanno trovate nel dialogo parlamentare e con le forze sociali.
Con una diretta sul suo profilo facebook, la ministra Azzolina, ha annunciato di aver aggiornato, in maniera unilaterale, il contratto sulla mobilità e le conseguenti procedure amministrative.
Una vera rivoluzione – spiega il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi – adesso i contratti si fanno con la decisione di una parte sola, senza mediazioni, senza interlocuzioni né tecniche, né politiche.
Decidere di fare la mobilità del personale in un paese fermo è già un azzardo ma decidere di attivare il pulsante in un programma bypassando ogni confronto è anche peggio – aggiunge Turi.
Una delega octroyée alla maniera di Maria Antonietta, con un contratto fermo.
Lo scorso anno la mobilità ha riguardato 130 mila docenti e 30 mila Ata. A chiedere un trasferimento, una sede diversa, è stato circa il 15% del personale. Le cifre date dalla ministra raccontano solo parzialmente la scacchiera di spostamenti che si andrà a definire. Persone che decideranno oggi per domani e meritano il il massimo dell’attenzione.
Ci domandiamo se – aggiunge Turi – prima della diretta facebook, abbia informato i funzionari che hanno sempre negato tali possibilità, ma tant’è. Comunque i contratti si modificano tra contraenti non unilateralmente, ci dovrà convocare per sanare? Non sarebbe stato meglio farlo nei tempi giusti?
Resta il blocco quinquennale che merita di essere modificato e,
allo stato attuale, non è prevista alcuna possibilità di delega della propria domanda di mobilità e la possibilità di presentare domanda con riserva, per coloro che stanno frequentando il TFA sostegno è soggetta ad una condizione della quale i lavoratori non avevano cognizione, prima della comunicazione dell’accordo con il ministro dell’Università; insomma un pasticcio che si previene solo con la chiarezza di confronto in sede negoziale.
Il 5 marzo – lo ha ricordato la ministra nel suo messaggio video – abbiamo chiesto di parlare di questi temi, di riaprire il contratto, dei tempi della procedura anche a fronte di precedenti storicamente verificabili di domande presentate tra fine aprile e metà maggio.
La ministra pensa come se fosse all’opposizione. E’ arrivato il tempo di abbandonare questo approccio sovranista e fondato sui social che, capiamo bene, per una parte della classe politica attuale è stato uno strumento vincente cha ha portato anche bene in termini di risultati elettorali. Ma ben diverso è, invece, governare.
Abbiamo espresso l’esigenza di un provvedimento legislativo ed organico in cui inserire tutte le varie questioni che attengono alla conclusione dell’anno scolastico e all’avvio del prossimo.
Servono risposte che il ministro non sembra avere. Anche nell’interlocuzione al Senato si è preoccupata più di smentire voci invece di dire cosa intende fare. E’ nel dialogo parlamentare e con le forze sociali che deve farlo. Non nelle piattaforme ma nelle sedi istituzionale e contrattuali.