Gli interventi di riordino dovrebbero essere accompagnati da azioni strutturali per l’orientamento ai mestieri e alle professioni tecniche.
Un incontro sui nuovi percorsi dell’istruzione professionale nati per migliorare la spendibilità dei titoli per l’accesso al lavoro, anche per il tramite di un raccordo qualificante con il sistema dell’IeFP, è stato concesso solo dopo un anno dalla approvazione del decreto attuativo e a conclusione del primo anno di applicazione.
All’incontro del 28 maggio hanno partecipato per la Uil Scuola, Noemi Ranieri e Rosa Cirillo, evidenziando come il contributo dell’istruzione professionale allo sviluppo dei settori manifatturieri sarebbe straordinario se gli interventi di riordino fossero accompagnati da azioni strutturali per l’orientamento ai mestieri e alle professioni tecniche.
I riordini che si susseguono dal 2008 presentano lacune ricorrenti tra cui l’orientamento, da riprogettare secondo principi di continuità e coerenza tra vocazioni individuali e produttività territoriale. Anche i tempi di attuazione, tali da rendere obsoleti i percorsi nel giro di uno o due cicli rivelano inadeguatezza ed inefficacia rispetto già evidenti ai cambiamenti sempre più rapidi che attraversano il mondo del lavoro.
Gli ultimi cambiamenti sono stati introdotti dal decreto 61/ 2017 senza alcuna ponderazione degli esiti determinati dal decreto 89/2009, bensì influenzati dalla furia di ambizioso ma irrisolto cambiamento della legge 107/2015 e dalla esigenza di correggere errori compiuti con la istituzione dei percorsi di istruzione e formazione professionale, IeFP sui quali si continua a fare confusione, con il pericolo di rafforzare le spinte regionalistiche a cui tale ordinamento è da sempre sottoposto e che ha visto la UIL convintamente, ora come allora, contraria.
Sarebbe più opportuno che le singole regioni che chiedono competenze specifiche sull’intero sistema scolastico, si concentrassero sulla F.P. e, insieme al MIUR, fare funzionare al meglio l’IeFP che sono abbandonate al proprio destino, senza risorse sufficienti e senza una vera mission da compiere, piuttosto che chiedere ulteriori competenze per indebolire il sistema statale che, invece, andrebbe rafforzato.
Mentre le linee guida sono ancora da completare, nonostante la necessità spasmodica delle scuole, la UIL chiede il ritiro del decreto 61 e la sua modifica tramite un coinvolgimento vero dei soggetti direttamente coinvolti.
Nel merito della attuazione secondo la UIL è necessario gestire con lungimiranza la difficile situazione per la quale alla spiccata flessibilità organizzativa scritta sulla carta si oppone il vincolo di non generare soprannumerarietà, con la conseguente perdita di titolarità da parte di tanti docenti. E’ davvero strano come non si sia potuto verificare in sede di confronto con i sindacati scuola in anticipo gli effetti che il decreto 61 determina sotto questo profilo.
Per la Uil Scuola il tempo va rapidamente recuperato con una sessione congiunta tra la direzione del personale e quella degli ordinamenti per l’adozione dei necessari correttivi: non può essere scaricato sulle scuole il compito di organizzare le risorse determinando perdenti posto in nome della flessibilità. Tra le situazioni più complesse abbiamo evidenziato quella dei docenti di storia e geografia , con la difficile composizione degli interessi di docenti provenienti da classi di concorso diverse; la paventata riduzione delle ore di inglese prima lingua straniera, nonostante sia oggetto di prova d’esame di stato e di prove Invalsi.
Le soluzioni non possono essere rinviate alla flessibilità organizzativa quando i vincoli finanziari non possono essere in alcun modo superati.
La UIL riconosce il valore innovativo delle reti di indirizzo che, costituite a livello nazionale, hanno il pregio di far nascere direttamente dai docenti e dalle scuole le soluzioni e le proposte ai problemi.
Una informativa sul loro funzionamento, sui mandati e sugli esiti e’ a questo punto necessaria per verificare eventualmente la esportabilità e l’utilità del nuovo modello di partecipazione come elemento attivo della comunità educante. La UIL ha preventivamente chiesto un confronto allorché si arriverà alla introduzione obbligatoria dell’insegnamento di educazione civica sia per i professionali e per l’intero secondo ciclo di istruzione.