“””Continua l’instancabile quanto puntuale informazione e netta contrarietà alla regionalizzazione da parte del segretario generale Pino Turi e di tutta la Uil Scuola. Motivazioni argomentate e supportate sia in diritto che nel fatto. Invito a tutto il mondo della scuola ed ai “cittadini” di difendere il diritto all’istruzione pubblica per come voluto dai padri fondatori della Costituzione Italiana.””” s.mavica
No alla regionalizzazione del sistema di istruzione, edilizia scolastica delle scuole, tempo pieno soprattutto nelle scuole del Sud, insegnamento di cittadinanza e costituzione: questi i punti all’ordine del giorno della riunione che si è svolta questa mattina a Bari tra i segretari dei sindacati scuola, università e ricerca, e il presidente dell’Anci, Antonio De Caro.
L’Italia è fatta di realtà tra loro molto differenti – ha detto durante l’incontro il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – sono diversità che rendono il nostro Paese speciale e pieno di risorse. Per valorizzare queste caratteristiche la scuola della nostra costituzione è ‘autonoma’. La scuola italiana, quella di tutti, funziona grazie all’impegno di chi ci lavora e alle caratteristiche che ha saputo mantenere: rigore, qualità, inclusività, accoglienza, libertà, democrazia, libertà. E gli italiani si fidano. La mobilitazione in atto nella scuola ne è prova. Insegnanti, personale, famiglie e studenti devono poter continuare a riporre il massimo della fiducia nel nostro sistema di istruzione.
Abbiamo chiesto ai Comuni di sostenere la nostra raccolta firme contro ogni ipotesi di regionalizzazione del sistema di istruzione che deve rimanere nazionale. Impegno che è stato accolto da De Caro, che ha sottoscritto l’appello in qualità sindaco di Bari.
La nostra scuola – ha detto ancora Turi – è al quarto posto nella fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Il dato diffuso da Demos, mostra quanto sia alta la considerazione che gli italiani ripongono nel nostro sistema scolastico. Il punto è che, ogni Governo vuole una scuola che somigli alla politica e ai suoi interessi che non coincidono, al momento, al bene comune e rappresentano solo interessi di parte – commenta Turi.
La scuola italiana, quella di tutti, funziona grazie all’impegno di chi ci lavora e alle caratteristiche che ha saputo mantenere: rigore, qualità, inclusività, accoglienza, libertà, democrazia, libertà. E gli italiani si fidano.
Tanto da mettere la scuola dopo il Presidente della Repubblica, figura in crescita nella considerazione pubblica, le forze dell’ordine e il Papa. C’è un gran bisogno di istituzioni autorevoli e la scuola così come è la rappresenta al meglio.
Vogliamo uscire dalla logica al ribasso: una logica che divide territorialmente, socialmente e professionalmente. La scuola deve restare fuori dalle regole del mercato, dalle scacchiere di potere.
La mobilitazione in atto nella scuola ne è prova. Insegnanti, personale, famiglie e studenti devono poter continuare a riporre il massimo della fiducia nel nostro sistema di istruzione.
Ricordiamo al ministro Salvini, che cerca lo scontro politico anche sul terreno della scuola, che il 54% dei cittadini italiani è dalla parte della scuola – rilancia Turi – percentuale che copre ben oltre quella di un singolo partito. I politici, all’ultimo posto in gradimento, ne sappiano tenere conto.