28 Maggio 2014
Per la nuova Europa: investimenti su scuola, tecnologie e lavoro
Di Menna: bene Renzi a Bruxelles
UE | Ricerca Uil: in 13 paesi a scuola fino a 18 anni, in 16 si va fino a 19
Oggi seminario a Roma con i licei e gli istituti superiori che sperimentano il percorso di studi in quattro anni
Si è svolto stamattina a Roma, all’istituto comprensivo di Via Puglie, il seminario organizzato dalla Uil Scuola sulla sperimentazione di quattro anni del ciclo di studi delle scuole superiori. A mettere in comune e a confrontarsi su questo percorso che inizierà il prossimo settembre sono stati, coordinati dal segretario nazionale Uil Scuola, Noemi Ranieri, i dirigenti scolastici dell’istituto tecnico “ E. Toti” di Busto Arsizio, dell’ I.T.I.S. “E.Majorana” di Brindisi, del Liceo Classico “Orazio Flacco” di Bari, dell’ I.S.I.S.S. “Carlo Anti” di Villafranca, Verona e dell’ I.I.S. “Telesia” di Telese Terme in provincia di Benevento.
Sono emersi aspetti di impostazione comuni: approccio internazionale, specificità del curriculum, superamento dell’aula tradizionale, nuove tecnologie, book in progress autoprodotti.
Su queste sperimentazioni si è aperto un confronto con gli esperti, l’ispettore Maurizio Tiriticco e il professor Giorgio Salerno che è stato dirigente degli istituti italiani a Parigi e Istanbul e che ha ricordato come le scuole italiane all’estero hanno un percorso quadriennale.
Non è detto che sia la via da seguire – ha detto Massimo Di Menna nel suo intervento – ma è necessario che, sulle sei classi che da settembre inizieranno le sperimentazioni, ci sia una particolare attenzione e cura. Va evitata, anche considerando la dimensione molto ridotta della sperimentazione, che si determinino contrapposizioni esterne del tutto ideologiche.
Il Ministero deve garantire l’organico, considerando che il corso di studi si ridistribuisce su quattro anni. Non ci debbono essere tagli.
Deve essere assicurato un supporto e un monitoraggio dal Ministero; non si può semplicemente delegare alle Direzioni Regionali.
Pensiamo che possa esserci un utilizzo flessibile del quinto anno – ha aggiunto Di Menna – di sinergia con l’università per l’orientamento e attivazione del percorso di studi, con ITS con formazione in apprendistato, in alternanza. Abbiamo espresso il nostro apprezzamento nei confronti degli insegnanti che stanno mostrando grande impegno e professionalità per un sperimentazione che è anche didattica e organizzativa così come abbiamo evidenziato come in tante scuole del nostro paese ci siano insegnanti impegnati nelle innovazioni metodologiche e didattiche per garantire esiti formativi di qualità; purtroppo tale impegno avviene con appesantimenti burocratici e senza i dovuti riconoscimento economici e professionali.
Una nuova riforma dell’ordinamento e dei cicli non è certamente una delle priorità del sistema scolastico, tra l’altro non è quello che ci chiede l’Europa – ha precisato Di Menna. L’Europa ci ha chiesto di fare due cose: far recuperare le scuole che dalle rilevazioni risultino in difficoltà in termini di standard formativi e riconoscere ed incentivare economicamente l’impegno professionale.
Per quanto riguarda i cicli ci sono due aspetti da tenere in considerazione: vanno organizzati partendo da organici stabili. Non devono essere strumentali per fare tagli. E vanno realizzati in modo sperimentale.
Non ci convince – ha detto ancora il segretario generale della Uil Scuola – l’ipotesi di un inizio obbligatorio a 5 anni della scuola primaria. Questo perché, di fatto, l’anticipo a 5 anni è una cosa che già c’è. Fissarlo per legge, significa non tener conto delle esperienze già maturate. E’ meglio affidare agli insegnanti, il suggerimento individuale alle famiglie, rispetto all’anticipo o meno.
Per dare qualità al sistema di istruzione occorre farlo diventare perno per una diversa Europa. La via da seguire è quella indicata dal premier Renzi ieri a Bruxelles: per la nuova Europa, investimenti su scuola, infrastrutture tecnologiche e lavoro.