11 MAGGIO 2016
Riunione del comitato sindacale presso l’Ocse
PARIGI | 3 E 4 MAGGIO 2016
Si è svolta a Parigi la riunione primaverile del Comitato consultivo sindacale presso l’OCSE e la terza riunione del Gruppo informale di lavoro dell’OCSE sul progetto denominato “Il futuro dell’istruzione e delle competenze – Istruzione 2030”. Per la UIL Scuola ha partecipato Rossella Benedetti.
Durante il consueto appuntamento con i funzionari della Direzione OCSE per L’istruzione e le competenze, sono stati discussi numerosi argomenti relativi ai diversi livelli dell’istruzione e della formazione professionale.
Delle indagini TALIS e PISA, sono stati discussi i seguenti aspetti: il sostegno alla professionalità docente; gli studenti con basso rendimento; gli alunni immigrati. L’OCSE ha ricavato dai dati emersi dal TALIS quello che, a suo giudizio, dovrebbe essere il profilo del docente attuale:un professionista che, non solo si deve continuamente aggiornare sulla propria materia, ma deve anche saper lavorare in classi multiculturali, integrare alunni con BES, essere specialista della valutazione, saper lavorare e progettare in gruppo, assumere ruoli di leadership, dare consigli professionali alle famiglie ed avere familiarità con le TIC(Supporting Teacher Professionalism: Insights from TALIS 2013).
Dall’indagine PISA 2012,invece, apprendiamo le conseguenze di politiche educative che non si prendono cura degli alunni meno performanti. La buona notizia per l’Italia è che, rispetto ai dati di PISA 2003, il rendimento in matematica, scienze e comprensione del testo è migliorato, prima che ci si inventasse la riforma della “buona scuola”.
Poi, si è discusso lungamente sulle competenze professionali, argomento quest’ultimo al centro di una serie di studi e strategie. A tale proposito, è stata presentata l’iniziativa Bergen Skills Summit, rivolta, però, solo ai rappresentanti dei governi, e la pubblicazione, che l’Ocse sta preparando, dal titolo 2017 Skills Outlook. Naturalmente, i sindacati presenti hanno protestato per l’impossibilità di partecipare a riunioni in cui si definiscono le linee guida future per il mercato del lavoro e per l’istruzione.
Infatti, solo se il ministro interessato dall’invito decide di coinvolgere le parti sociali, allora il sindacato riesce a portare la voce dei propri iscritti; nelle maggior parte dei casi, però, si tratta di confronti tra rappresentanti governativi, non altro. Il discorso delle competenze è, poi, proseguito con la presentazione del recente studio sulle strategie per valutare ed anticipare la richiesta di nuove o rinnovate competenze (Getting Skills Right: Assessing and Anticipating Changing Skill Needs ), con la discussione sull’analisi fatta dall’OCSE riguardo all’efficacia degli incentivi per l’apprendimento sul posto di lavoro e riguardo alle competenze nelle economie digitali.
Non sfugge ad un attento lettore di tutti questi documenti, l’inveterato sforzo di subordinare sempre l’istruzione alle esigenze del mondo del lavoro. I dati forniti non sono sempre completi. La UILScuola ha fatto notare che mancano informazioni sul livello di acquisizione delle competenze di base da parte degli studenti che attraverso l’apprendistato completano l’obbligo.
Questo è un aspetto non indagato dall’OCSE, a torto. Inoltre, la UILScuola ha fatto notare come la preoccupazione costante di anticipare o soddisfare le richieste del mercato del lavoro in materia di competenze, mettendo in discussione l’efficacia dei sistemi educativi, è una rincorsa a vuoto, vista la velocità con cui cambiano le esigenze delle aziende. Anche questo aspetto non è stato indagato.
Oltre alla riunione generale del comitato sindacale, la UILScuola ha fatto parte di una piccola delegazione ammessa a partecipare alla riunione del Gruppo Informale di Lavoro sul Futuro dell’Educazione. Obiettivo di questi incontri è la definizione di un modello efficace di curricolo che permetta anche e non solo il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’ ONU per il 2030. Anche l’Italia partecipa e finanzia questo progetto che potrebbe avere ricadute reali su tutti i sistemi educativi dei Paesi dell’OCSE. Per questo motivo, i sindacati ne seguono con attenzione gli sviluppi.