SCIOPERO GENERALE: così non va

12 DICEMBRE 2014

Così non va

SCIOPERO GENERALE

Barbagallo a Roma: “Oggi fermiamo Italia per farla ripartire”
Di Menna a Trento: “Con lo sciopero il paese reale ha dato la scossa al Governo”

>>> Sintesi dell’intervento di Massimo Di Menna alla manifestazione di Trento

Una giornata utile non solo per dar forza ai lavoratori, ai pensionati ma all’intero Paese.
La centralità è il lavoro, per i giovani che vivono le maggiori difficoltà, per la crisi, per i lavoratori che meritano rispetto e riconoscimento, perché rappresentano la ricchezza del Paese. Rivendichiamo un cambiamento profondo della politica economica del Governo.
Il premier Renzi ha detto di rispettare chi sciopera ed il sindacato, non basta, deve aprire un confronto per ascoltare, discutere le nostre rivendicazioni che sono alla base dello sciopero.
Potremmo fare un elenco lungo, mi limito a citarne sette:
– la legislazione sul lavoro: con demansionamento, precarizzazione, tutele per chi perde lavoro, art. 18, insomma discutere sui decreti attuativi;
– riduzione dell’Irap solo per aziende che investono ed assumono;
– estensione degli 80 euro ai pensionati;
– rinnovo dei contratti per i pubblici dipendenti;
– revisione legge Fornero;
– investimenti in istruzione e ricerca;
– interventi urgenti per ridurre le fonti, davvero eccessive, di sprechi e privilegi.

Tutte ragioni per lo sciopero, dopo che il Governo ha negato confronti, si è chiuso in decisioni senza ascolto.
A nulla è servito l’incontro a Palazzo Chigi con il ministro Madia, addirittura il ministro del Lavoro, anziché convocare subito i sindacati, si è ‘offeso’ ed ha chiuso ogni trattativa determinando un nulla di fatto: siamo di fronte ad un ministro del Lavoro che sfugge al suo dovere istituzionale che è quello di evitare scioperi ed ascoltare chi rappresenta i lavoratori.
Lo stesso Presidente del Consiglio deve ora, dopo la giornata di sciopero, aprire il confronto.
È’ questo che serve al Paese.
Da domani ci impegniamo per fare in modo che ci sia la ripresa dell’ iniziativa Uil, Cgil, Cisl per un confronto con il Governo e per rafforzare la mobilitazione.
Quella dello sciopero non è la giornata conclusiva. Il governo inizi con i contratti, perché è il peggiore datore di lavoro.
Il Governo non può limitarsi a descrivere o raccontare il paese, deve decidere, nell’ottica della coesione; su questo il Governo è lento e lontano dalla realtà delle persone. Con lo sciopero il paese reale ha dato la scossa necessaria.
Anche per la scuola abbiamo posto temi concreti:
– il contratto bloccato per altri tre anni
– gli scatti congelati fino al 2018
– il merito che, secondo il progetto del Governo, dovrebbe essere deciso con una sorta di raccolta punti.
Il risultato è che non si saranno aumenti per nessuno, né per anzianità, perché bloccate, né per merito, perché ancora tutto da definire.
Non è così che si valorizza la scuola. Abbiamo proposte chiare: dare valore al lavoro, rinnovare il contratto, investimenti per l’istruzione per recuperare il ritardo rispetto agli altri paesi europei.

 

>>> Sintesi dell’intervento di Carmelo Barbagallo alla manifestazione di Roma

“Oggi fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta”: cosi’ il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, in piazza a Roma per lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per chiedere al governo di cambiare sul Jobs act, la legge di stabilita’ e la P.a.
Prima della partenza del corteo Barbagallo ha detto ai giornalisti che oggi “milioni di lavoratori si astengono dal lavoro” e accanto a loro si mobiliteranno tanti pensionati e tanti giovani; “vogliamo fermare la caduta dell’economia italiana” ha spiegato.
La protesta di oggi puo’ convincere il governo a cambiare atteggiamento: “mi aspetto che il governo,quando parla di riforma del lavoro parli con i sindacati”.
Possibilità di confronto ci sono ancora – ha sottolineato – perchè devono essere emanati i decreti attuativi della legge delega sul lavoro e perchè la legge di stabilità è ancora in discussione al senato. L’economia “può ripartire se si mette mano alla questione fiscale e morale”: le risorse per gli interventi chiesti dai sindacati si possono trovare contrastando l’evasione fiscale (150 miliardi) i costi della politica (27 miliardi) e corruzione.
“Noi veramente vogliamo cambiare l’Italia, non a parole”: ha detto Barbagallo dal palco della manifestazione a Roma. “Devono smetterla di raccontare storie, di fare promesse non mantenute, devono ridare dignità ai lavoratori, speranza ai giovani e certezze ai pensionati per sopravvivere a questa crisi. Se Renzi vuole fare una battaglia in Europa per eliminare quel vincolo stupido del 3% che sta impoverendo tutta Europa, siamo disposti a fare un’azione anche con i sindacati europei”.
“Siamo pronti ad accogliere l’appello di Napolitano. Accettiamo, ma non siamo stati noi a chiudere la porta al dialogo”. Così  Barbagallo, risponde al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha invitato a riallacciare il filo del dialogo.
“Faremo una nuova resistenza e questa piazza dimostra che ce la faremo”. Cosi’ il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha concluso il comizio a piazza Santi Apostoli, al termine del corteo di Cgil, Uil che ha sfilato per le vie di Roma.
“Il presidente ci stupisca – ha detto – ci convochi: noi rappresentiamo la parte sana del Paese”.