da Redazione Adnkronos
Sta per approdare in Senato la riforma degli istituti tecnici e professionali del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Critiche da Flc Cgl, Cisl e Uil.
Riforma dell’Istruzione Tecnica nel mirino dei sindacati della scuola. Sta per approdare in Senato la riforma degli istituti tecnici e professionali del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Riduzione dei percorsi scolastici da 5 a 4 anni in via sperimentale, istituzione degli Its Academy, più ore di alternanza scuola-lavoro, ampliamento dell’offerta didattica e revisione del voto di condotta tra i punti i punti cardine della riforma del Ministero.
Fortemente contraria la Uil Scuola Rua. “Sin dall’inizio -sottolinea all’Adnkronos il segretario generale della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile – siamo stati fortemente contrari a questo progetto di riforma. Per questo andrebbe rivista nel suo insieme. Va in una direzione che ci preoccupa”. Secondo D’Aprile “bisognerebbe evitare l’introduzione di un meccanismo competitivo e concorrenziale regolato e condizionato dal mercato per aumentarne l’efficienza. La scuola – evidenzia – deve rimanere al di fuori delle logiche di mercato, non deve fornire competenze ma conoscenze. I ragazzi hanno bisogno di una salda articolata cultura di base e di conoscere i concetti fondamentali di ogni disciplina”.
Riforma “bocciata” anche dalla Flc Cgil. “Il governo – stigmatizza all’Adnkronos la segretaria generale del sindacato di categoria, Gianna Fracassi – sta avviando una profonda riforma della scuola secondaria a partire da un articolato disegno di legge sulla filiera tecnologico professionale e ciò senza prevedere alcun confronto con il mondo della scuola, ne’ dibattito pubblico. Inoltre, poiché i tempi di approvazione del disegno di legge rendono improponibile la sua approvazione in tempo per l’anno scolastico 2024/25, si usa la scorciatoia di un decreto ministeriale che anticipa la sperimentazione del progetto nelle scuole. Ci pare che l’escamotage rappresenti uno schiaffo al ruolo del Parlamento”.
“Nel merito – ribadisce Fracassi – il nostro giudizio sul disegno di legge è negativo: Segnaliamo che la riduzione a quattro anni e le attività didattiche progettate insieme alle aziende del territorio, con sostituzione di una parte del personale docente con “esperti”, vero cuore del progetto, produrranno la frammentazione dei programmi su base locale con evidenti conseguenze sull’impianto unitario del sistema nazionale di istruzione”.
“Per questo – conclude – come Flc Cgil lanciamo un appello ai partiti e ai soggetti istituzionali affinché questo disegno di legge venga fermato e non si proceda verso la evidente privatizzazione di pezzi del sistema di istruzione pubblica”.
Di “luci e ombre” parla quindi la leader della Cisl Scuola, Ivana Barbacci. “Dell’innovazione che si punta a introdurre – sottolinea Barbacci all’Adnkronos – alla quale le scuole potranno aderire volontariamente, vediamo le luci ma anche le ombre. Giusto far dialogare di più scuola e mondo del lavoro, o ridurre lo scarto fra domanda e offerta di competenze tecniche, ma si stanno sovrapponendo una pluralità di interventi di riforma, con il rischio di confondere le idee a famiglie e studenti anziché dare nuovo impulso al sistema dell’istruzione tecnica e professionale”.
“Sono infatti in fase di definizione atti amministrativi di applicazione della riforma degli istituti tecnici, chiesta dal Pnrr e approvata nella scorsa legislatura, mentre la sperimentazione della filiera del DDL 924 risponde evidentemente a una diversa vision, frutto di un contesto politico diverso. Lo slittamento di un anno della riforma dei Tecnici dovrebbe almeno allentare lo stress delle scuole, alle prese con troppe novità mentre è imminente la fase delle iscrizioni”.
“Purtroppo – aggiunge Barbacci – i tempi di discussione del nuovo provvedimento al Senato comprimono gli spazi di un dibattito che dovrebbe avere respiro più ampio, specie sui contenuti dell’offerta formativa. Fondamentale al riguardo evitare il rischio di una deriva “specializzante”, oggi non gradita nemmeno alle imprese, che hanno tutto l’interesse a disporre di una forza lavoro aperta a processi di formazione e innovazione continui”.
“Mancano inoltre investimenti, si persevera nel vizio di voler fare riforme a costo zero. Bene invece la garanzia di mantenere invariato l’organico dei docenti, nonostante la riduzione a quattro anni dei percorsi per le scuole che aderiranno. Altri problemi – conclude – potrebbero nascere dal possibile conflitto di competenze tra stato e regioni, queste ultime titolari dei percorsi di IeFP, anch’essi coinvolti nella nuova filiera”.