Sistemi di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia‏: non rappresentano una soluzione ai problemi

08 LUGLIO 2016

Sistemi di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia‏: non rappresentano una soluzione ai problemi

AUDIZIONE PARLAMENTARE INFORMALE 

Uil FPL e Uil Scuola: il tema del contrasto alla violenza ed ai maltrattamenti nelle comunità educative e di accoglienza, nelle scuole e nelle strutture sanitarie va invece affrontato con misure di prevenzione

Proposte di legge recanti norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio

Commissioni riunite I (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) e XI (Lavoro pubblico e privato)

MEMORIA A CURA DELLA UIL FEDERAZIONE POTERI LOCALI E UIL SCUOLA

CONSIDERAZIONI GENERALI

Ogni forma di violenza e maltrattamento va combattuta ed eliminata, in qualsiasi contesto e in ogni sua forma. Soprattutto quando a farne le spese sono i soggetti più deboli, bambini, anziani e disabili.

I diversi casi di violenza e maltrattamenti ormai noti alla cronaca, stanno facendo emergere sempre di più la necessità di un nuovo approccio nei confronti di chi, ogni giorno ha a che fare con questi soggetti, e soprattutto si occupano della loro cura.

Il personale addetto alla cura e custodia dei bambini , degli anziani e dei disabili va sostenuto, tutelato e valorizzato, esercitando una funzione fondamentale dal punto di vista sociale ed educativo nell’interesse della collettività, a tutela dei soggetti più deboli, e nel caso dei   bambini, gli adulti di domani, con gravissime  ricadute negative sul loro futuro.

Il problema non lo si risolve, però, con l’utilizzo massivo di sistemi di videosorveglianza ma piuttosto attraverso una adeguata opera di prevenzione, di selezione e valorizzazione del personale, oltreché con l’intensificazione dei controlli e delle verifiche della qualità dei servizi erogati. L’installazione di sistemi di videosorveglianza , che può in alcuni casi avere una funzione complementare, ad esempio negli ambienti esterni  e negli orari  di sospensione delle attività ai fini  della protezione degli spazi  di padronanza  e delle sedi ospitanti, deve essere effettivamente necessaria e proporzionata, operando un bilanciamento tra valori fondamentali, quali per esempio, il rispetto della privacy, la credibilità delle strutture e la fiducia nei confronti degli operatori  e, nel caso di asili nido e scuola dell’infanzia, la tutela della personalità dei minori e la libertà di scelta dei metodi educativi e d’insegnamento

Parlare, quindi, di prevenzione vuol dire anche occuparsi dell’aspetto lavorativo del personale e degli educatori, molto spesso reclutato, soprattutto nell’ambito dell’attività gestite da privati,  senza la giusta attenzione al livello di professionalità, allo stato formativo e attitudinale degli stessi e senza considerare la loro valorizzazione dal punto di vista dell’ inquadramento contrattuale: spesso abbiamo a che fare con personale impiegato con contratto a termine, mal pagato o addirittura con contratti di collaborazione occasionale con cooperative sociali, utilizzando la sola logica della riduzione dei costi nell’erogazione dei servizi od attuando forme di dumping contrattuale.

Tutto ciò genera sicuramente un disagio agli operatori  che –  pur prescindendo dai casi di cronaca, intollerabili ma fortunatamente isolati rispetto al grande numero di strutture presenti sul territorio nazionale, che offrono elevati standard di funzionalità ed accoglienza,  ha comunque una ricaduta negativa sulla qualità delle prestazioni.

Limiti giuridici

Ad oggi l’utilizzo di questa innovazione tecnologica pone parecchi problemi  di legittimità. Non a caso il Garante della Privacy evidenzia:”Sistemi di controllo così intrusivi come le webcam devono essere usati con estrema cautela perché, oltre a incidere sulla libertà di insegnamento, possono ingenerare nel minore, fin dai primi anni di vita, la percezione che sia normale essere continuamente sorvegliati, come pure condizionare la spontaneità del rapporto con gli insegnanti. La tranquillità dei genitori non può essere raggiunta a scapito del libero sviluppo dei figli. Non possiamo, per placare le nostre ansie di adulti, trasformare la società in cui viviamo in un mondo di ipersorvegliati, a partire dai nostri bambini”

 

Altro limite giuridico all’istallazione di telecamere è rappresentato dall’art. 4 della Legge 300/70 (Statuto del Lavoratori) pone il DIVIETO dell’uso di impianti audiovisivi e di altri apparecchi che abbiano la finalità di controllo a distanza dell’attività lavorativa, ad eccezione dei casi giustificati da esigenze organizzative, produttive o di sicurezza e per la tutela del patrimonio aziendale, previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali.

E’ quindi indispensabile proprio per la tutela dei soggetti “deboli” presupporre la tutela di chi lavora con loro.

Sulla base di tali considerazioni  al di fuori delle  situazioni già regolamentate dalla legge la UIL FPL e la UIL Scuola reputano che l’installazione di sistemi di videosorveglianza, a circuito chiuso, non rappresenti affatto una soluzione ai problemi.

Il tema del contrasto alla violenza ed ai maltrattamenti nelle comunità educative e di accoglienza, nelle scuole e  nelle strutture sanitarie andrebbe, a nostro avviso, invece affrontato con misure di prevenzione come:

  • reclutamento del personale, attraverso procedure selettive con una specifica e mirata formazione d’ingresso;
  •  verifiche periodiche della qualità dei servizi erogati;
  • ampliamento delle dotazioni organiche in grado di garantire un rapporto operatori-utenti equilibrato;
  • coinvolgimento e rafforzamento del rapporto con i genitori o i familiari, in modo da costruire un rapporto sinergico nella conoscenza e sviluppo dei piani educativi o di recupero;
  • determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni in grado di garantire standard qualitativi adeguati;
  • verifiche sulla presenza di particolari situazioni di disagio sociale o di fenomeni di burn-out, utilizzando anche il supporto di  psicologi ed altre professionalità specializzate;
  • determinazione dei requisiti d’ingresso con titoli professionali in linea con il resto d’Europa;
  • riconoscimento della specificità professionale degli operatori nell’ambito dei rinnovi contrattuali;
  • valorizzazione della professionalità degli operatori attraverso un inquadramento contrattuale certo;
  • lotta ai fenomeni di dumping contrattuale;
  • trasparenza nella gestione del sistema degli appalti evitando la logica del massimo ribasso
  • obbligo di formazione continua degli operatori;
  • abbreviazione della vita lavorativa attiva con opportunità di mobilità e sviluppo professionale in considerazione delle attività ad alto impatto emotivo e fisico USURANTI,svolto dagli operatori e dai docenti

ROMA, 7 LUGLIO 2016