Attenzione alle fughe in avanti rispetto al rafforzamento delle competenze regionali in materia di istruzione, inserite nel Titolo V
Turi: l’istruzione come la libertà di insegnamento sono diritti universali che non si prestano alla regionalizzazione
La nostra scuola ha unito il Paese. L’istruzione è bene universale che va garantito a tutti. Si può immaginare una libertà solo regionale? E un esercito regionale? Forze dell’ordine regionali? Si può pensare ad un insegnante regionalizzato? Paradossi – segnala il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi – che non ci va nemmeno di immaginare. Eppure qualche fuga in avanti c’è chi prova a farla: è il caso di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto che hanno firmato con il Governo una pre-intesa per una ‘autonomia differenziata’, ovvero competenze aggiuntive.
Anche il Friuli Venezia Giulia, con un disegno di legge regionale fa la previsione di una sistema che tenta di destreggiarsi al di fuori dell’impianto statale per utilizzare, a livello regionale, le risorse destinate al sistema dell’istruzione, così come delineata dalla costituzione. Un doppio danno – mette in evidenza Turi – perché vorrebbe sottrae risorse allo Stato per destinarle alle scuole private, che, invece, dovrebbero funzionare, ‘senza oneri per lo Stato’ e, soprattutto, perché introduce una logica regionale nel sistema di istruzione italiano che è nazionale. Il punto è proprio questo, l’istruzione fa parte dei diritti universali che vanno garantiti a tutti – riflette Turi. Questo diritto è, per sua natura, talmente importante, preliminare, diffuso che va assicurato ad ognuno, in ogni condizione, di tempo e di luogo. La nostra scuola ha unito l’Italia, ha garantito conoscenza, cultura, competenze, educazione a tutti. Ha dato un’identità culturale ad un’Italia divisa, non si può, su questo versante, tornare indietro e regredire. La Costituzione le affida una funzione fondamentale – continua Turi – ora per logiche di stampo localistico e settoriale anche di natura economica, si cerca di portare la scuola a livello di servizio a domanda individualizzata, con l’idea dei costi standard. Questo per noi è inaccettabile. Saremo molto attenti a impedire ogni deriva che, dietro principi di finta meritocrazia, nasconde la voglia di mercato, da applicare al nostro sistema di istruzione, che è e deve restare statale, gratuito, inclusivo, universale, di tutti. Immaginare una riduzione a sistema regionale significherebbe limitare dentro recinti territoriali la libertà di una Istituzione costituzionale che deve garantire un insegnamento libero, riconoscendo ad ogni singolo insegnante, al di là di dove viva ed insegni, la libertà di insegnamento e la libera circolazione nell’intero territorio nazionale; libertà che potrebbe essere limitata dalle competenze esclusive delle singole regioni. Venti sistemi scolastici che potrebbero non dialogare tra loro. E’ un rischio che va tenuto in debito conto. Sarà il prossimo Governo a doversene fare carico Allo stesso modo terremo gli occhi puntati su ogni tentativo di allargare le maglie del titolo V che affida le competenze alle regioni: ipotizzare un sistema scolastico su base regionale significa minare l’autonomia delle istituzioni scolastiche che, per legge – precisa Turi – sono autonome e non dotate di autonomia. Questo vuole dire – aggiunge Turi – che non la ricevono ma ce l’hanno per la funzione che svolgono. Proprio questa funzione costituzionale, che rischia di essere limitata da scelte di carattere politico regionale, va assolutamente salvaguardata.
dalla segreteria territoriale catania