Ddl Zan / Turi: libera scuola in libero Stato
Nuove nubi nere si affacciano nel cielo già molto plumbeo della politica italiana.
Il Ddl Zan, turba le gerarchie ecclesiastiche che ne chiedono la modifica. Uno stato straniero interferisce pesantemente in nome del Concordato e della costituzione italiana che il concordato ha inglobato: sarebbero a rischio la libertà di espressione e l’ingerenza nelle scuole paritarie la maggior parte cattoliche.
Sin qui niente di strano. I patti vanno onorati e la Costituzione attuata, tuttavia si pone un problema: la laicità dello Stato e l’insegnamento nelle scuole statali che lo devono garantire.
Secondo il Vaticano il provvedimento in via di approvazione violerebbe la libertà di culto e l’educazione relativa. La contraddizione appare evidente come il bisogno di garantire la scuola dello Stato, che non può abdicare ad altri la propria missione laica e libera.
A ben guardare, qualche incoerenza si rileva anche nel medesimo ambito: enti e privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
E, nei fatti lo Stato, le regioni e perfino i Comuni, le finanziano sempre più generosamente consentendo la più ampia autonomia in materia di reclutamento del personale con chiamata diretta – elemento che si comprende – visto il tipo di insegnamento richiesto in coerenza con quello confessionale.
Quello che, invece, non è accettabile è l’equiparazione con il personale statale reclutato con avviso pubblico.
Registriamo che – in sede di conversione del DL Sostegni bis – sono sati presentati emendamenti che ne darebbero vantaggi per insegnare nelle scuola dello stato, come se non bastassero le continue richieste di sempre maggiori finanziamenti (in piena contraddizione con il divieto costituzionale) fatti a scapito delle scuole statali.
I diritti vanno garantiti a tutti seguendo i dettami della Costituzione, ma senza attenuarne i principi fondanti, nella fattispecie, quello della laicità dello Stato.
Libera scuola in libero Stato vale per tutti.
La costituzione ne definisce i limiti, che sono stati sempre ignorati, e rischiosamente oggi con i partiti di sinistra che si stanno pericolosamente appiattendo sulle gerarchie cattoliche.
Siamo appena agli inizi di un nuovo capitolo della storia politica del nostro Paese dove le mediazioni appaiono molto complesse e, soprattutto, non alla portata di una classe politica di profilo modesto.
Ma se il rilievo appare fondato, allora allarghiamo gli orizzonti.
E non si dica che siamo noi a volere le guerre di religione, chiediamo solo coerenza e reciprocità in termini di orizzonti di libertà e salvaguardia della laicità dello Stato. Principi fondanti della vita dello Stato e della scuola che inducono un’immediata riflessione.